La violenza: un problema sociale

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La violenza a danno delle donne (ma non solo) è purtroppo una costante non circoscritta al presente. L’idea di eradicarla fa parte delle tante illusioni del progressismo, ma è evidente che la mortificazione della mascolinità ed il contestuale appiattimento delle differenze fra i sessi (di cui l’emancipazione femminile costituisce il lato buono della medaglia) non ha minimamente contribuito a ridurre il problema.
Leggo a destra e a manca gli immancabili (ed emozionalmente inevitabili) proclami forcaioli, ma nessuno si interroga sulle enormi responsabilità a carico della società moderna. Il ricorso alla violenza è psicologicamente parlando l’estrema conseguenza di una ferita non curata. Cosa viene offerto oggi ad un essere interiormente sofferente per lenire e magari guarire i suoi malesseri esistenziali? Ve lo dico io: frustrazione, un’esasperante, continua comparazione col prossimo e soprattutto violenza, violenza a tutte le ore e in tutte le forme: camuffata da svago, nel cinema, da comunicazione nel linguaggio istituzionale o da informazione su giornali e tv.
Sono il primo ad invocare la pena capitale per crimini di questo tipo (e non solo), ma ho la lucidità di ammettere che il fatto che ciò si configuri come l’unica soluzione realmente efficace è un fallimento a carico di tutti noi, nessuno escluso. Perché questo sistema improntato sull’egoismo e sulla delega della responsabilità in fondo in fondo sta e starà bene sempre a tutti.

Francesco Russi

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