Follia e pazzia sono stati gli elementi cardini, di quest’opera teatrale un singolo attore che riesce a far risuonare la strumentalizzazione più importante dell’uomo, quella dell’inanità mentale. Naturalmente sotto la prospettiva del Riccardo III di William Shakespeare, si nota sul palco grazie a questo gioco di luci e ombre, in questo chiaroscuro cupo alla quale l’illuminotecnica ha dato molto, si può notare Riccardo III, o colui che lo rappresenta, notiamo in scena anche suo fratello (un pesce rosso), la madre invece rappresentata da un sasso, e la casa Imperiale rappresentata da una luce, Buckingham è rappresentata da quella luce, la donna che ama è rappresentata dall’abito che poi indosserà, un gioco di prospettive, un gioco divertente dove a farla da padrona sono le metafore, ma non solo, un’altra cosa che la farà la padrona sarà lo sfogo recitativo dell’attore che temerà ed avrà il desiderio di raccontare quanto sia forte e pesante il fardello di essere Riccardo III. Se non si fosse ancora capito lo spettacolo è stato meraviglioso, poiché ha rispecchiato in pieno il dubbio e la schizofrenia insita nel Riccardo III di William Shakespeare.
Emmanuele Paudice