Capri – The Island of Fugitives. Un grande spettacolo al Campania Teatro Festival

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Parto subito con questo inizio di critica nel dire che questi tipi di spettacoli teatrali, si possono ammirare poche volte nella contemporaneità odierna. Capri non è stato solo uno spettacolo teatrale, Al di là delle sei ore di durata, è la rappresentazione scenica e immersiva dei disastri e delle denunce di guerra. Iniziamo con il dire che oltre alla scena fisica in sé recitata dagli attori, venivano proposte delle scene cinematografiche, girati molto probabilmente in precedenza da questi ultimi. Viene fatta una sinossi di quello che si andrà a vedere e per farci comprendere un po’il periodo storico, potremmo definirlo come una visione di tre tempi, Dove nel primo tempo si può osservare l’Italia fascista con l’alleanza hitleriana, nel secondo tempo invece si può intravedere un Italia sempre fascista ma che oramai già stretto Patti di alleanza con l’America e le altre nazioni, l’ultimo tempo invece si può osservare un Italia oramai all’uscita della guerra. Ci troviamo nella residenza di Capri di Malaparte è interessante come il regista abbia voluto proprio parlare di questo soggetto come nostro “protagonista” di tutta la trama. Malaparte a differenza di Bonaparte si troverà appunto (a mio modesto parere) sempre in delle condizioni difficili da affrontare (come la guerra appunto vuole) ma soprattutto, forse, dalla parte non sempre giusta. Dovrà un po’ spiegare le sue scelte, noi del pubblico in un certo senso dovremmo essere gli occhi giudicatori, eppure in tutti e tre i tempi siamo sempre considerati come qualcosa di differente, ad esempio nel primo tempo quando si vedono due attori nudi e venire verso di noi nella platea, siamo considerati come morti, corpi morti senza anima. Nel secondo tempo siamo visti come il mare, e nel terzo tempo siamo visti un po’ come la plebe ed un po’ come dei Giudici. Tutto lo spettacolo narra appunto delle disuguaglianze di guerra, dei punti di vista differenti tra una fazione e l’altra come giusto che sia d’altronde, alla fine la guerra è pur sempre la guerra. A fare da sfondo prima le armate naziste che naturalmente non possono che denigrare ed umiliare con le loro parole il popolo polacco e quello ebraico. Poi troveremo il popolo americano, come sempre grande capitalista e soprattutto possessore di un industrializzazione oramai nella sua fase sviluppo più evoluta. Nell’ultima invece la visione dell’Italia cosa che però attenzione farà sempre da sfondo principale ma soprattutto da pilastro cardine della nostra storia, valorizzando i nostri eroi, parlando del bel paese ammirando con dedizione la nostra enogastronomia, complimentando le nostre donne eccetera eccetera. Osservando l’opera teatrale ci si pone alcuni dubbi e soprattutto alcuni quesiti, uno fra questi ad esempio è se le scelte che in generale ha fatto il nostro paese ma che in questo caso Malaparte abbia fatto siano sempre state corrette. Alla fine per far comprendere effettivamente al lettore di questa recensione, bisogna sempre pensare a Curzio Malaparte come una persona italiana intellettuale dell’epoca, e soprattutto scrittore che diceva sempre ciò che pensava, una persona pungente e sarcastica ed asprina in certi casi, come molti italiani intellettualoidi sanno fare , naturalmente ricordandosi che ci troviamo sempre in un contesto di guerra, e la guerra per quanto possa apprezzare i grandi geni della poesia e di grandi scrittori e saggisti, continua a far sempre comprendere con il suo clima cupo e tetro che in guerra la democrazia è pressoché assente, la libertà di pensiero e di parola è un qualcosa che va sudata e guadagnata e non sempre ammessa al 100%. Infatti è una cosa che viene più spesso ribadito ma che si può semplicemente comprendere, che in guerra diciamo che vince un pochettino La supremazia del più forte che purtroppo non sempre è quella del più forte intellettualmente, questo viene fatto comprendere attraverso dialoghi, attraverso leggere sfumature, basti pensare che ad un certo punto le persone che realmente riuscivano ad ottenere qualcosa erano coloro che stanno più vicine ai dittatori, erano coloro che avevano più potere, le milizie e gli armamenti sono coloro che con un pugno Fermo ed una spietatezza gelida hanno (in maniera barbara) qualsivoglia bene.

Viene affrontato il tema della prostituzione, ed è fatto che dopo 18 mesi le prostitute nei bordelli nuovi che vengono aperti, vengono caricate su dei furgoni e spesso portate alla fucilazione, semplicemente perché non più utili allo scopo ultimo, cioè a quella del divertimento, ed è appunto per questo che viene fatto comprendere quanti rapporti queste povere donne debbano subire. È più fortunate invece in tempo di guerra sono costretti a lavorare nelle fabbriche di armamenti e munizioni, anche le persone più anziane o quelle semplicemente troppo ricche vengono lasciate a ricami pesanti (quelle anziane) ed a leggere cuciture o pieghe (quelle ricche). In scena però soprattutto nel terzo tempo, viene fatto capire e soprattutto mostrato come nonostante tutto quello che abbia passato il bel paese dell’Italia, le persone nelle piccole province non perdono spesso le loro tradizioni ed il loro culti, siano questi culti folkloristici siano questi culti di antiche tradizioni campestri. Viene rappresentato un culto di Torre Annunziata “la figliata”, ma non si perde occasione, per poter citare La bella Napoli ed il fatto che i cittadini napoletani sanno sempre e comunque come cavarsela, basti pensare ad una battuta in cui si parla del colera, e si parla infatti di come sanno cavarsela i napoletani e soprattutto viene fatto una battuta sulle blatte nordiche che stanno portando malattie e pidocchi, e viene dato per risposta che nel momento in cui questo tipo di blatte incontreranno le blatte napoletane che sono appunto più grandi Feroci e voraci, saranno completamente sterminate le blatte nordiche (vengono chiamate anche blatte russe, per la battuta a Stalin) da quelle napoletane. Si parlerà anche dell’impiccagione di Benito Mussolini con tutta la sua famiglia, e di come spesso la guerra renda, lupi feroci ed affamati anche le persone più pacifiche ed Innocenti che sono spesso considerati come agnellini. Un’altra tematica che viene affrontata, è quella della ghettizzazione, quella delle scelte politiche, e quello della supremazia nazionale, chi decanta la nazione tedesca, chi decanta La nazione Italiana, e chi quella russa, ma alla fine nel terzo tempo si comprende che tutti siamo una nascita creata dagli spermatozoi destinati a diventare un concimante, e che quindi le guerre non sono altro che dei giochi da ragazzini o semplicemente delle partite giocate da persone anziane, oramai troppo anziane per poter combattere.

Emmanuele Paudice

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