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Grazia Dottore. Le poesie della terza classificata al nostro premio

Data:

 

Si pubblicano le poesie di Grazia Dottore, terza classificata alla sesta edizione del Premio Pierluigi Galli.

 

Sogno in agrodolce

Scompongo immagini e pensieri

nel silenzio assordante della notte,

m’adagio stanca in braccio alle ore,

cerco conforto in ricordi lontani

mentre le stelle abbracciano il mondo.

Nessun rumore s’ode oltre le imposte

e la mente indifesa spicca grandi voli,

arrendevole la seguo pur senza ali,

mi immergo nella fluidità di un sogno

spumato e fuso con liquido agrodolce.

Crolla la quiete, giunge nebbia antica,

scorrono fotogrammi nella mia sera.

Anelli di fumo fa danzare il vento

su mature agavi dal funereo fiore,

spalanca le porte e disperde il calore,

alza sabbia che inesorabile scalfisce

fragili vetrate di anima in tormenta.

La realtà cruda sta lì a guardarmi,

solo io conosco per certo il mio ieri,

solo io vivo a fondo il mio oggi,

il mio domani non mi è dato sapere,

ma non posso sprecare ore e giorni.

Drizzo la schiena e assaporo la vita.

Il primo sussurro della novella alba

interrompe gli sfibrati pensieri…

Il giorno presto cancellerà i graffi,

con mani da esperto restauratore,

sigillerà alfine in una preziosa teca.

della mia mente l’ultima reliquia.

 

 

Di verde antico

Tra erba verde e fiori di biancospino

intrecciavo serti di edera e speranze

nell’ostinato frinire di grilli maschi

alla calda luce del tramonto estivo.

I campi rosseggianti di papaveri

ondeggiavano ai raggi di quel sole

già voltato a svanire dietro i monti.

Di verde antico la porta del cuore

si schiudeva a un incanto inatteso

come leggero fiore di pervinca viola

sbocciato sull’estate che spingeva.

Ho ritrovato un’antica foto di noi due

sbiadita e sgualcita tra le tante carte

orfana nel cassetto di annosi ricordi.

Un turbinio disordinato di pensieri,

una tenera stretta, un timido bacio,

l’infinito abbracciato con lo sguardo.

Un tempo che appare ora distante

rimasto là, tra i sogni odorosi di ieri

tra gli stormi svolazzanti nell’azzurro

tra le lucertole nelle crepe dei muri.

 

 

Non temo la tormenta

Stendo ad asciugare al sole

foto sbiadite dal tempo

e pagine stropicciate

del libro della mia vita

umide dal pianto sommesso

nelle lunghe notti senza luna

e nei giorni bui tormentati

dalla fredda tramontana.

L’aria odorosa le lambisce

il caldo raggio le accarezza.

Come gocciole sospese

rimembranze antiche

mi sfuggono tra le dita.

Rapide si susseguono

svolazzano sul filo steso

mulinellano lievemente

poi si infrangono per terra.

Sgorgano tiepide lacrime

dal sapore dolceamaro

bagnano le labbra inaridite

e liberano un canto.

Raccatto con mani incerte

le pagine del mio libro

nascondo i fogli asciugati

in fondo a un cassetto

lontani dai tristi pensieri

e cassati ora dalla mente.

Il canto vola alto nel cielo

fino a sfiorare le nuvole…

 

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