Adultità e giovinezza nel viaggio dell’Eroe

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Sento spesso dire frasi come: i giovani sono superficiali, sono persi, non hanno le idee chiare, non sanno sacrificarsi, non sono responsabili, non riescono a trovare la loro strada, non hanno ambizioni, non sono più capaci di sognare… A guardare bene, questi luoghi comuni riflettono un’adultitá che sembra aver dimenticato la giovinezza, dunque non più capace di relazionarsi in un dialogo aperto e disponibile verso i giovani. Certe volte, quando ascolto il mondo adulto, compreso il mio rimuginino interno, sento una sorta di supponenza nei confronti della gioventù e una sorta di giudizio che classifica loro sbagliati e gli adulti giusti. Ma sarà vero? È proprio “giusto” quando “noi adulti” imponiamo ai nostri figli le nostre scelte, solo per il fatto che abbiamo più esperienza di loro? È proprio “giusto”quando neghiamo ai nostri ragazzi di dire la loro perché differente dalla nostra? È proprio “giusto” quando usiamo la punizione per soddisfare le nostre pretese e di più quando mettiamo in essere i ricatti, con promesse di premi, capaci di condizionare le loro risposte? Siamo veramente adulti quando per esorcizzare le nostre più grandi paure, le nascondiamo dietro il vestito del rigore, della severità, della presa di posizione? È adultitá non riuscire a mettere in discussione i principi con i quali siamo cresciuti per sperimentare ciò che si vede attraverso gli occhi meno filtrati dei nostri, gli occhi dei giovani?
Ora mi chiedo, perché noi adulti abbiamo così tanto bisogno di essere gli antagonisti dei giovani? Se tutto si muove mosso da amore, allora ci può stare che l’adulto che si muove come antagonista, nei confronti dei giovani è anche lui amore? Forse quel muoverci così goffamente difronte ai giovani ha una sua profonda motivazione. Forse quei luoghi comuni tanto cari ai genitori, ai nonni, agli insegnanti sono essenziali per il viaggio delle nuove generazioni. Forse l’adulto nella sua veste da tuttologo, da saccente, è necessario per risvegliare l’eroe che si nasconde nel cuore di ogni ragazzo. Certo che si, e sapete perché? Il giovane ha bisogno del suo antagonista per essere sempre di più il protagonista, del suo cammino in questa vita. Dunque amore si traveste da giudizio, ricatto, punizione, luogo comune per stimolare il giovane alla ribellione, alla ricerca del bello, a trovare la strada che lo porterà al suo destino. Dunque, l’adulto ancorato nei suoi irremovibili principi è funzionale alla crescita del ragazzo e il ragazzo a sua volta è funzionale all’adulto che con pazienza attraverso i moti di ribellione dello stesso imparerà a farsi da parte rinunciando al controllo, al potere, per ritornare ad essere solo un esempio di autenticità. Questa visione mi ricorda, ancora una volta che le immagini del mondo sono perfette, adulto, giovane, non sono che aspetti di noi sempre presenti che si muovono verso una rotta comune: realizzare il progetto senso dell’Anima. Questa visione mi ricorda di avere fede qualunque sia l’esperienza siamo chiamati a vivere. Fede nell’adultitá giudicante, fede nell’incapacità di accogliere, comprendere, guidare chi è più giovane di noi. Fede nella severità, nell’arroganza, o intransigenza che a volte si dà senza respiro, fede in ciò che siamo come adulti verso giovani che hanno bisogno di lottare per conquistare la loro libertà. All’inizio di questo testo la penna sembrava portarmi verso una critica oggettiva di quello che è oggi l’adultitá, poi è accaduta una virata, inaspettata, che mi ha permesso di comprendere ancora una volta che la forza della vita si muove, attraversandoci, secondo piani incomprensibili, in questa virata la penna mi ha mostrato la perfezione di ogni passo che la vita ci fa compiere, tutto è perfetto per permettere l’evoluzione di ogni essere vivente, a noi la scelta di aver fede.

Fiorinda Pedone

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