Importante l’incontro fisico rispetto alla scelta informatica in “Discorsi amorosi”

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Sembra i che Gigi Proietti, morto il 2 novembre del 2020, il fantasista brillante di Roma, il magistrale comico e guitto da tutti apprezzato per la sua straordinaria recitazione frizzante e salace, la mimica dello sguardo con il testo “ A me gli occhi please”,la sarcastica e grottesca ironia, sia ancora tra noi, dopo essersi meritato il titolo di ottavo Re di Roma ed aver diretto a Villa Borghese il “Globe Theatre” che ora, con la riapertura dopo il crollo nell’estate scorsa, è guidato dall’acclamato musicista e direttore d’orchestra Nicola Piovani.  In effetti ha lasciato dei bravi e valenti artisti formatisi alla sua scuola, da Enrico Brignano, a Gabriele Cirilli, Rodolfo Laganà, Teo Mammucari e Max Giusti, che con la loro vivacità paradossale e gestualità, postura, espressiva  ed allusiva impreziosita dalla fluida e chiara, iperbolica, loquacità caratterizzata dai doppi sensi forti e veloci da cogliere al volo, ce lo fanno rivivere con una profonda gratitudine sempre formulata. Tra questi rientra anche il più filosofico e socialmente riflessivo Riccardo Rossi messosi da parecchio tempo in evidenza con un acuto esame d’uno dei principali aspetti civili della comune esistenza nazionale e delle mutue relazioni tra parenti ed amici  .Egli fin dall’epoca del Teatro dei Satiri in Piazza di Grottapinta vicino a Campo dei Fiori s’è fatto paladino della disquisizione franca ed aperta sulla tematica del matrimonio e dei rapporti umani sovente superficiali e petulanti, per cui non vale la pena perdere tempo cominciando dalla proverbiale allocuzione di rito “Come stai?” che poi porta a sciupare  delle ore per sentire il racconto di chi vuole narrarci tutto il suo vissuto dall’ultimo incontro che c’è stato. Niente naturalmente c’interessa di ciò, dobbiamo soltanto fingere per mantenere i legami di rito e convenienza se ci può essere utile in qualche modo quella persona e magari ci dà dell’informazioni stimolanti come il fatto che una bella donna sia divenuta libera per aver rotto il precedente vincolo sentimentale che aveva. L’Amore  è il più fondamentale dei sentimenti, per questo il carburante ed il motore dell’esistenza e Rossi ne ha fatto il suo “cavallo vincente e di battaglia” avendone considerato tutti gli aspetti e deciso di restare single per i dispiaceri, i dolori e le preoccupazioni che può recare dopo un primo momento passionale più o meno breve. Riccardo , che è nato a Roma nel 1962 e s’è formato come attore dei monologhi altamente concettuali con il fine della risata apotropaica e catartica che esorcizza delle possibili sventure, lo potete confrontare con  quanto analogamente fa Maurizio Battista con lo spietato sarcasmo contro il matrimonio in cui il fidanzato deve adattarsi alla volontà della moglie e dei suoi familiari nei propri  lavori aperti senza un copione prestabilito, interagendo con il pubblico in platea e generalmente al Teatro Olimpico. In questi giorni dunque Riccardo Rossi , che per la sua sicurezza mentale e piena adesione esemplare in quello che crede non s’è mai sposato, nonostante un provvisorio rapporto con Carla Masci, calca di nuovo il palcoscenico del Parioli con una lezione o dissertazione sulle varie fasi ed implicanze dell’Amore dalla telefonata alla frequente dissoluzione finale, che spesso assume note tragiche con il femminicidio della moglie o  compagna per l’affiorare d’incompatibilità caratteriali non più sopportabili od il sospetto motivato o meno della gelosia, che rode entrambi dal di dentro senza un razionale controllo fino a pervenire alla premeditata uccisione che i “mass – media” dalla televisione ai giornali documentano ampiamente. Altro punto di contrasto con la donna da cui ci sentiamo attratti in più circostanze è la madre dell’innamorato che, per continuare a proteggere il figlio e sentirlo prioritariamente suo, gli telefona nei momenti meno opportuni, specie allorché sta scolando la pasta od è al cinema, a cena a lume di candela , con la timida e pudica fidanzatina che sta per cedere alla libidine sensuale pervenuta quasi al suo culmine ed invece lo squillo dell’apparecchio inventato da Meucci, a cui Bell rubò il brevetto, manda tutto rovinosamente all’aria con sommo dispiacere e rabbia di lui. Stavolta Riccardo non è solo ma è accompagnato dallo scrittore e giornalista Leonardo Colombati che arricchisce la tesi illustrata dal funambolico attore quirite con le sue ulteriori perorazioni e suggerisce gli accenni da supporto letterario come Lady Chatterley, Emma Bovary di Flaubert che inutilmente si sacrifica per il marito, Anna Karenina che tradisce il marito per la passione  per un ufficiale però, poi, la punizione  inflittale dal marito di non vedere più il figlio, l’induce per la depressione neurologica e la debolezza psichica incapace di reagire al sopruso patito a gettarsi sotto ad un treno che sta arrivando in stazione. L’artista termina le sue dotte citazioni degli sconvolgenti menàge matrimoniali con alcuni versi del V Canto dell’Inferno a proposito di Paolo e Francesca da Polenta lussuriosi che stavano leggendo il libro galeotto de “I Cavalieri della Tavola Rotonda” , epopea composta da Chretienne de Troyes, quando furono sorpresi da Gianciotto , citando questo nome l’attore ha scommesso che diversi spettatori non lo rammentavano e non sapevano nemmeno che cosa significhi ovvero storpio e deforme da un piede in toscano la lingua per eccellenza del grande padre Dante del nostro idioma nazionale con il passaggio dal latino al volgare. Come dimenticare infine il personaggio di Nora protagonista di “Casa di bambola” di H. Ibsen che, avendo salvato il marito da un fallimento, viene trattata con diffidenza quale oggetto e preferisce sottrarsi a tali angherie definite “Farfalle” del cervello e tarli dell’animo da Rossi indomito e battagliero nel giustificare il suo discredito sul legame  sacramentale più solenne e quello veloce in confusione per il numero impressionante di invitati, soprattutto in caso di cerimonie mondane dove si mescolano pure i “portoghesi” del lauto pranzo o del “catering”, come gli abituali sfruttatori dei  conviti di nozze od i parenti appunto di cui s’erano perse le tracce e non più sentiti o frequentati da lungo tempo. Riccardo è anche contro il pregiudizio dei bigliettini con le massime sentimentali nei “Baci Perugina” e lo “zucchero” dolciastro delle liriche di Prevert, critica altresì le frammentarie e retoriche frasi degli scambi lusinghieri e sentimentali sui mezzi informatici: smart, computer e tablet ,giacché per lui è moto più incisivo e cognitivo l’impatto, l’incontro, personale e visivo rispetto a quello informatico spesso falso e pericoloso, talora privo anche di foto attuali. Il lavoro è stato particolarmente gradito dalle coppie di fidanzati come avvertimenti e premonizioni al fine di studiarsi bene prima di compiere il fatale passo, mentre gli sposi più maturi hanno capito dove devono stare in guardia, quali precauzioni prendere e segnali recepire d’ un deterioramento progressivo della loro primaria cellula domestica. Insomma bisogna  evitare che il fiore appassisca e pertanto innaffiarlo di donazione oblativa e sensuale tutti i giorni, sapendo relazionarsi quotidianamente  e perdonarsi prima della fine della giornata se ci sono state dell’incomprensioni  od una estemporanea  relazione adulterina di cui ci s’è pentiti, magari confessandola anche al congiunto sperando che ne intuisca le ragioni e sia in  grado quindi d’accettare eticamente tale comportamento scorretto e licenzioso. La regia tesa a svelare lucidamente le differenti situazioni e circostanze dell’Amore senza il quale ci  riteniamo sterpi aridi e secchi, non avendo un vincolo di confidenza ed” alter ego” su cui poter  contare per parlare delle nostre giornate con i loro problemi  ed avere consigli ed affetto, è firmata da Cristiano D’Alisera  che si limita a perfezionare i tempi , i ritmi e l’interazione dell’attore con il pubblico assai attento e partecipativo. Il lavoro resterà al Parioli fino alla domenica delle Palme all’insegna del “teatro di parola” senza l’orpello arredatore della scena che potrebbe distrare il concentrato ascolto degli astanti.

Giancarlo Lungarini

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