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Elena Russo Arman vive Giorni felici

Data:

 

Al Teatro Elfo Puccini di Milano, fino al 21 aprile 2024

Il regista Francesco Frongia, per la Stagione del Teatro Elfo Puccini, si cimenta con un testo del drammaturgo irlandese Samuel Beckett: Giorni felici. E lo vive ponendosi quasi a sfida il saggiare la reazione del pubblico, oggi, alle prese con questo testo beckettiano: l’aderenza di condivisione nella finalità ultima del vivere, portata all’assurdità estrema di essere intrappolati, avviluppati, in un costante e immutabile “giorno felice”. Opera poetica e insieme tragica, in cui Beckett rappresenta la condizione umana nella figura di una donna qualunque, la vivace Winnie, che affonda progressivamente nella sabbia e, tuttavia, vuole ricordare i suoi momenti felici: raccoglie gli oggetti che la circondano, gli parla e sorride al ricordo di episodi passati. Winnie è forse il più ottuso personaggio beckettiano, intorpidito alla crudeltà del niente, chiuso a ogni comprensione per necessità: si rifiuta di provare il minimo sgomento. A lungo stroncato dalla critica, Giorni felici, scritto nel 1960/61 rappresenta in realtà uno dei momenti più alti ed un’evoluzione del teatro beckettiano. Qui, il drammaturgo irlandese, non si accanisce a distruggere le forme teatrali esistenti: prende a prestito il “dramma di conversazione” e lo svuota di significato, fino a farlo diventare un pallido riflesso dell’esistenza umana. Beckett costringe i due protagonisti all’inazione quasi totale, in una progressiva rarefazione dei mezzi espressivi offerti dal teatro. Beckett, dal suo volontario esilio in una casa di riposo parigina, rivive in Winnie, ricordandoci la fatica dell’invecchiare, la perdita di senso della vita e la faticosa aspirazione a una felicità. Ma quale, e in che modo? Non sorprende allora che Winnie, l’ultimo giorno, canti al marito uno struggente motivo da La vedova allegra…la loro melodia preferita. Protagonista della pièce una sorprendente Elena Russo Arman, alle prese con il personaggio di Winnie. Interpretazione intensamente sfaccettata, che sfrutta le risorse di una voce che attinge a una caleidoscopica tavolozza di colori, esaltata da una gustosa e marcata espressività di viso e gesto: a una costante leggerezza, alterna toni perentori e di lucida consapevolezza del suo stato, in positivo attaccamento alla vita. Un’interprete completa nella precisa sensibilità, forte e di delicata svagatezza, incanta per lo stupore nello sguardo divertendosi a inframmezzarlo con amabili tocchi di “birignao” nella voce, a tratti graziosamente stridulina, sempre solare, e trascorrendo in mutevoli stati d’animo che si riflettono in variegati toni. Il bicchiere è sempre mezzo pieno per la sua Winnie e niente riuscirà a travolgere la sua (quasi) imperturbabile fiducia nell’avvenire, in un costante amore nel trasmettere un sentimento di speranza, un po’ surreale, a tratti, ma mai disperata. Ad accompagnare la Russo Arman, l’efficace Roberto Dibitonto nel ruolo di Willie, compagno affettuoso anche se di poche parole, impegnato nell’ingrato compito di punteggiare la loro vita ai confini del mondo. Giorni Felici è allo stesso tempo semplice ed estremamente complesso: si può dimenticare la situazione e sentirsi liberamente coinvolti. Nella messinscena Ferdinando Bruni vede lo spazio come un deserto disseminato da montagnole di terra in cui Winnie è intrappolata in un ammiccante costume azzurro; uno sfondo di cielo è popolato da nuvole surreali che contribuisco a creare un paesaggio statico eppur vivo, con luci nette e avvolgenti di Roberta Faiolo. Il regista ha ben rilevato come Beckett abbia «realizzato il teoricamente impossibile, un’opera in cui non succede nulla, ma che tiene incollati gli spettatori ai loro posti». Ed è quello che è avvenuto esattamente l’altra sera, debutto in prima nazionale di questi Giorni felici: dopo un’ora e mezzo di tensione il pubblico si è sciolto in un applauso liberatorio, tributando alla protagonista – stupita, quasi, di tanta reazione – una calorosissima accoglienza. Con lei festeggiati anche Roberto Dibitonto e il regista Francesco Frongia.

gF. Previtali Rosti

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