Svelato il David di Von Hagen, un medico a tu per tu con Tersicore

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Questa è proprio una bella storia di emozioni e competenze. Scriviamo del coreografo e medico Vincent Karl von Hagen, artista e uomo alla ricerca della bellezza ad ogni costo. Un uomo che ha fatto della cultura a tutto tondo il suo stile di vita ed è quello che vuole donare ai suoi giovani talenti ed al pubblico. Procediamo con ordine. Domenica 7 aprile al Teatro Ateneo di Casoria, in provincia di Napoli, andrà in scena la prima assoluta di “David uscì a fare quattro passi”, titolo tratto dalla sua stessa penna con ben due rappresentazioni alle ore 16.30 ed alle 20. “David uscì a fare quattro passi” è un titolo che racchiude in sé l’ispirazione michelangiolesca e l’enfasi coreografica presenti nel suo autore, impegnato ogni secondo della sua vita a dedicarsi ed a dedicare. Vincent Karl von Hagen nella fattispecie è autore dell’idea, dei testi e della regia oltre che della coreografia accanto a Christian La Sala. “David usci a fare quattro passi è un testo teatrale scritto di mio pugno – ci svela in prima persona – è una critica. E’ un invito. E’ una esortazione al bello assoluto. È un invito a me stesso: a nutrirmi di bello ed a tenere lontano il brutto. Dovremmo tutti puntare a ricercare la bellezza, a portare il bello nelle nostre case. La bellezza è la vera radice della felicità.” Con l’attore protagonista Marco Lorenzo Panico ed i ventisei danzatori del M’Patiko Dance Project, von Hagen ha individuato in Mena Capasso la testimonial del progetto. “Ho deciso di unire tutti gli artisti che hanno preso parte alla rappresentazione sotto il nome di M’PATIKO Dance Project – spiega l’artista –  nome che deriva da empatia, proprio per la peculiarità che ogni artista dovrebbe avere, ovvere suscitare emozioni e al contempo sentire emozioni. M’PATIKO vorrà dunque essere in germe lo scheletro embrionale di un ulteriore progetto che sto stilando, ovvero la fondazione di una mia compagnia di danzatori.” E così questo suo David potrà servirgli per raccontarsi e raccontare la speciale vita dedicata alla bellezza. Ma “dov’è finita la bellezza? La sua sparizione e il suo degrado, non solo nelle arti liberali, ma in ogni singolo aspetto delle società è a mio avviso uno degli aspetti più tristi del nostro secolo – ci spiega von Hagen –  segno della decadenza della nostra civiltà. Oggi a mettere sempre più le radici è l’estetica del brutto che il più delle volte coincide con l’estetica della morte. E l’estetica della morte porta inesorabilmente alla disumanizzazione che quotidianamente ci circonda.” Una bellezza che il coreografo e librettista ha scovato fin nei meandri della filosofia, da Platone a Tommaso d’Aquino, da Plotino a Hobbes e Locke. Vincent Karl von Hagen si è creato da sé, colto come pochi nel mondo della danza. Pseudonimo artistico di Mohamed Vincenzo Agbaje Olufemi, laureato in Medicina e Chirurgia e specializzato in Radioterapia Oncologica, attualmente è Dirigente Medico Oncologo Radioterapista presso l’Azienda Ospedaliera delle Marche di Ancona ma non smette mai di salire e scendere dai palcoscenici di tutta Italia. E non solo. Da sempre ha infatti coltivato la passione per la danza e per le arti, passione che ha sempre intersecato al fascino per le scienze mediche. “David uscì a fare quattro passi è un estratto breve, e/vocativo ed incisivo del lavoro teatrale RiNASCImiento – chiarisce ulteriormente von Hagen – libretto di teatro sperimentale che ha come core narrativo la decadenza estetica delle società moderne e che si traduce inesorabilmente in decadenza di valori. La bellezza come valore assoluto non è mai idea astratta, ma si incarna nel tempo e nello spazio per offrire la contemplazione da cui scaturiscono serenità, gioia e consolazione. Ed è per questo che oggi più che mai abbiamo bisogno di bellezza perché c’è urgenza di speranza e di serenità. Il protagonista David, nel suo tormento, evoca i fantasmi del bello classico, facendoli rivivere nei drammi della sua vita. Nella sua mente prendono forma le opere michelangiolesche come La Pietà, Il Tondo Doni, I Prigioni, Il Giudizio Universale che egli stesso attualizza nei drammi di una vita familiare difficile e scompaginata. David non è un nome scelto a caso. Non è un personaggio scelto a caso. È l’alter ego, la proiezione umanizzata e a tratti disumanizzata e contraddittoria del simbolo cardine del Rinascimento Italiano e che in Michelangelo trova la sua massima pienezza e la sua formidabile sintesi: il David. Nello sviluppo del lavoro teatrale, David è dunque colto, metaforicamente, proprio in quella sofferenza e nell’agitazione psicomotoria che precede la liberazione da quel marmo, quel luogo metafisico che lo schiaccia e lo soffoca. Il marmo che cela i suoi dolori, il suo vuoto affettivo, le sue ansie e le sue paure. Il marmo è dunque quella condizione di inadeguatezza e oppressione che l’uomo moderno vive quotidianamente. Quel marmo di Carrara che Michelangelo sceglie per dare la vita, diventa tomba per il protagonista dell’opera. David è al contempo la rappresentazione psicopatologica della fragilità che accomuna i giovani di oggi. E’ al contempo vittima e carnefice in una società ormai contorta e decaduta e da cui non troverà via di uscita. Quei suoi quattro passi non troveranno mai la strada del ritorno. Nel corso della rappresentazione coreografica tanti saranno, inoltre, i richiami a fatti socio-politici noti, dei Tableaux Vivant che condurranno lo spettatore alla riflessione e alla critica.” Non potevamo omettere il suo pensiero, è anzi uno strumento utilissimo per conoscerlo e conoscere il titolo prossimo alla scena al Teatro Ateneo di Casoria.  Nonostante la complessità dei temi il coreografo ha scelto ventisei artisti anche molto giovani, in quanto strumento di produzione ma anche di ricezione. Ventisei talenti provenienti dagli ensemble del territorio a cui si è donato a cui va aggiunto, in particolare, il piccolo Samuel Invigorito per la prima volta su un palco.

Massimiliano Craus

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