Ha da poco pubblicato il suo primo album, intitolato “Sicilia Vacanti”, un disco con il quale Alessandro D’Andrea Calandra celebra la sua terra d’origine, la sua amata Sicilia, la cui lingua permane ogni singolo estratto di un progetto che mantiene un contatto emozionale con la tradizione e con un paese, la cui bellezza irrora ogni aspetto della cultura nazionale, apportando colori e suoni unici.
E tra questi colori, tra questi spazi emozionali, ecco sonorità etniche che, passando per il folk, affondando le radici di un territorio che è la nostra patria, una patria fatta di lotte e di sconfitte, di disfatte, ma anche di rivincita, di resilienza e di rinascita… Un paese che non ha mai dimenticato il suo passato e che lo ricordato in ogni momento, riportando le voci di chi ne ha fatto a storia e di chi anche senza gloria, ha saputo far sorridere il cuore di chi ha sofferto.
Un ricordo che non si estingue e che resta vivo quello di “Sicilia Vacanti” e che ora, si ripresenta in questo nuovo lavoro del cantautore siciliano da tempo trasferitosi in Veneto, che, a fronte a che del successo ottenuto sul web ma anche nelle radio, pubblica il suo nuovo singolo dal titolo QUARTU SAVONA QUINNICI”, brano che l’artista dedica alla memoria della strage di Capaci e che, non a caso, esce proprio nel mese di Maggio.
Un mese infatti, quello di Maggio amato da tutti grazie ai colori che la primavera regala in questo periodo di lunghe giornate di sole, dove la Natura trabocca di ogni meraviglia e dove proprio nella terra natia di Alessandro, possiamo ammirare uno dei più bei paesaggi e delle più belle spiagge del mondo. Ma, purtroppo tutta questa bellezza nasconde una realtà difficile da affrontare; difficile soprattutto se si pensa a quel Maggio indelebilmente macchiato dal sangue delle persone migliori: Padri, Mariti e Figli, per il disegno infame e criminale di esseri, casualmente umani, siciliani e non siciliani, privi di talento ed empatia. Coloro che vivono, hanno messo in atto, nel maggio del 1992, a Capaci, vicino Palermo, un vero atto di guerra contro l’intera Comunità Italiana, un atto criminale contro l’Umanità tutta.
Un messaggio forte, con parole che invitano a riflettere su una memoria da non dimenticare per guardare avanti senza tornare indietro e passare oltre questa tragedia, senza che essa si ripresenti in altre forme, perché la musica ha anche il compito di tenere viva la Memoria, di onorare i figli migliori di questa terra benedetta e maledetta al tempo stesso.
“Quarto Savona Quindici” è il nome in codice dell’auto blindata che per prima saltò in aria in quel terribile 23 maggio e la canzone, è un tributo al dono estremo dei Giudici Giovanni Falcone e Francesca Laura Morvillo e degli uomini della scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
Finché ci sarà Memoria, avremo la Speranza.
Sonia Bellin
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