Con lo Scandalo di Ivan Cankar si apre a Trieste la Stagione del Teatro Stabile Sloveno

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Trieste, Teatro Stabile Sloveno, apertura della stagione 2017/ 2018

La stagione del Teatro Stabile Sloveno di Trieste si è aperta con Pohujšanje v dolini šentflorjansk (Scandalo nella Valle di San Floriano), diretta dal regista polacco Janusz Kica e prodotta dal Teatro Nazionale di Maribor.

Scritta nel 1908 da Ivan Cankar, autore simbolo della drammaturgia slovena, l’amara commedia mette a nudo l’ipocrisia e la corruttibilità di ogni gruppo umano e la facilità con cui troppo spesso la colpa di tutti venga caricata sulle spalle degli innocenti.

L’arrivo di una coppia di furfanti privi di scrupoli (un sedicente “artista” e la sua bella e desiderabile compagna), abilissimi nel creare e diffondere una nebbia di malsana ambiguità, porta la popolazione dell’intera Valle a subire ricatti sempre più pesanti, tollerati con un inquietante servilismo.

Ad essi si aggiunge l’apparire del Diavolo, figura di fatto ben poco equivoca, perché l’Angelo del Male non fa che svolgere “onestamente” il proprio mestiere di acquirente di anime e, quasi con candore, si ritroverà sorpreso e spiazzato dalle umane malvagità.

La Valle evoca l’immagine di un ambiente chiuso, privo di facili collegamenti con un “fuori” che viene percepito pericoloso, semplicemente in quanto opposto ad un “dentro” rassicurante per definizione, anche se venefico e claustrofobico e Cankar riesce a far emergere con gran maestria la leggerezza con cui i suoi abitanti si giudicano vicendevolmente, senza che da questi espliciti verdetti possa provenire una qualsiasi forma di introspezione o autocritica mentre la condanna per l’Altro in quanto Artista è senza remissione.

La situazione si ribalta quando lo straniero mostra di possedere un’arma, di conoscere un segreto. In cambio del silenzio si lasciano estorcere ogni avere e concedono alla coppia di soddisfare ogni desiderio ed esserne così schiavi.

ssg 3L’amara conclusione della vicenda getta una luce sinistra sull’umanità di cui gli abitanti della Valle di San Floriano costituiscono un realistico esemplare: quando tutti sono colpevoli, nessuno è colpevole e l’uccisione dell’innocente non costituisce reato.

Dotato di un eclettismo di vaglia costruito passando attraverso le innumerevoli correnti artistiche sorte fra Ottocento e Novecento, Ivan Cankar è stato anche un importante esponente del movimento che propugnava l’autonomia della cultura slovena rispetto alle altre realtà slavofone di quel territorio che si riunirà nel Regno di Jugoslavia ed è considerato autore fondamentale per la drammaturgia slovena.

Bella la prova della Compagnia Stabile del Teatro Nazionale di Maribor che ha portato nell’ampio palcoscenico del Teatro Sloveno di Trieste una scenografia in grado di rendere bene il significato profondo della pièce: la scena principale, nella quale avviene la maggior parte delle azioni collettive e in cui gli abitanti dialogano e interagiscono, è un bagno pubblico con, di fronte agli spettatori, un lungo specchio. I personaggi, ben tipicizzati, si muovono a loro agio in tale ambiente, come si trattasse della piazza del paese.

Tutti, tranne il viaggiatore (l’Innocente), vi entreranno e lì agiranno: il sindaco oltranzista e la sua bella moglie, amante a propria volta del gabelliere, il quale si porterebbe a letto ogni donna; il maestro candido e inconsapevole, che riferisce quel che è stato mandato a spiare ma non vorrebbe sapere; il prete che ha qualcosa da nascondere pure lui e cede come gli altri all’estorsione; le comari, ognuna con caratteristiche ben definite e facilmente rintracciabili nell’immaginario comune a tutti noi.

Il resto avviene ai margini, fuori da esso o in una scena vuota, astratta, rendendo un po’ irreale quel che vi avviene. E, forse, è proprio così.

Paola Pini

Trieste, Teatro Stabile Sloveno
Apertura della stagione 2017/ 2018

Ivan Cankar

Pohujšanje v dolini šentflorjansk
(Scandalo nella Valle di San Floriano)
regia di Janusz Kica
Produzione: SNG Drama Maribor
Con:
Peter, l’artista – Benjamin Krnetić
Jacinta, la sua compagna – Nika Rozman
Župan, il sindaco – Peter Boštjančič
Županja, sua moglie – Ksenija Mišič
Dacar, il gabelliere – Kristijan Ostanek
Dacarka, sua moglie – Mirjana Šajinović
Ekspeditorica, la spedizioniera – Mateja Pucko
Učitelj Šviligoj, il maestro – Jurij Drevenšek
Notarka, il notaio – Eva Kraš
Štacunar, il droghiere – Matija Stipanič
Štacunarka, sua moglie – Maša Žilavec
Cerkovnik, il prete – Davor Herga
Popotnik, il viaggiatore – Viktor Meglič
Zlodej, il diavolo – Aleš Valič
Dramaturg: Vili Ravnjak
Scenografie: Marko Japelj
Costumi: Doris Kristić
Musiche originali: Stanko Juzbašić
Coreografia: Valentina Turcu
Correttore di bozze: Janez Bostič
Light designer: Janusz Kica
Make up artist:Mirjana Djordjević
Foto Damjan Švarc

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