I LOVE LEGO – Colorato tuffo in un passato sempre presente: a Trieste oltre un milione di mattoncini assemblati per festeggiare i primi 25 anni di Genertel

Data:

Trieste, Salone degli Incanti. Dal 21 febbraio al 30 giugno 2019

Genertel, azienda direttamente legata a Generali Italia, è nata a Trieste venticinque anni fa.

Per festeggiare l’anniversario, la Compagnia assicurativa vi ha portato un’esposizione particolare, giunta in città per mezzo del programma pluriennale Generali Valore Cultura, cui è affidato il compito di divulgare il mondo dell’arte.

Sono sei i diorami, tutti i costruiti con il LEGO® in mostra fino al 30 giugno: ecco apparire al visitatore il mare dei Pirati dei Caraibi e di Peter Pan con la magica Isola Che Non C’è; accanto si distende lo Spazio, un insediamento minerario lunare ispirato ai grandi film di fantascienza; seguono scenari tratti da saghe Fantasy e una gigantesca città che raccoglie ispirazioni tratte dai palazzi più belli; nell’ultimo spazio si presentano Roma e il Foro di Nerva da una parte e  un complesso paesaggio medievale dall’altra.

Occupano una parte dell’ampio Salone degli Incanti sulle Rive, un tempo Pescheria Centrale, ora luminosissimo spazio dedicato con costanza alle più varie mostre e manifestazioni che l’edificio ben si presta a ospitare.

I mattoncini universalmente noti nacquero più di ottant’anni fa, nel 1932, a Billund, cittadina della Danimarca centrale posta a cento chilometri a ovest da Odense, luogo natale di Hans Christian Andersen. Lì Ole Kirk Kristiansen il capostipite di un’azienda che ha raggiunto nel tempo dimensioni enormi e che continua a essere guidata dai suoi discendenti, seppe trasformare con illuminata intuizione una piccola officina di falegnameria, specializzata nell’arredo d’interni, in un laboratorio per la costruzione di giocattoli.

Cosa li rende così tanto speciali? Perché bambini e adulti continuano a dedicare parte del tempo libero ad assemblarli, siano essi i grandi elementi del Duplo o i più piccoli e vari dettagli delle serie più particolari?

Il segreto del LEGO® sta forse nella coerenza tra il prodotto realizzato, la storia dell’azienda e la filosofia che l’ha governata fin dall’inizio e che fu la base di uno sviluppo costante, sempre attento a non farsi cogliere impreparato dai cambiamenti, siano essi di natura tecnologica o sociale.

La si può riassumere in un virtuoso equilibrio tra l’attenzione ai particolari e alla capacità lasciar libera la fantasia per immaginare un assieme variabile molto complesso.

L’idea più geniale fu probabilmente quella, giustamente brevettata, di aumentare la stabilità degli incastri integrando nel 1958 l’originaria presenza dei “bottoni” con i “tubi”, dei piccoli cilindri posti nella parte interna cava. Ad essa ne è seguita nel 1963 un’altra, la sostituzione del deperibile acetato di cellulosa con il plastic ABS, utilizzato ancora oggi, molto più igienico, stabile e resistente, tanto da rendere diffusa anche oggi, in un mondo dominato dalla ben nota  e dilagante instabile precarietà, la pratica di passaredi generazione in generazione le migliaia di mattoncini acquisiti nel tempo.

Non basta.

L’esposizione triestina è tutto sommato un ridotto esempio di quel che gruppi di adulti nel mondo, riuniti in “LUG” (LEGO® User Group), riescono a fare. Gli autori presenti in mostra fanno parte di RomaBrick, il sodalizio attivo nella Capitale: sono persone giovani e meno giovani fedeli all’espressione danese “leg godt” (gioca bene) alla base del nome del gioco, ma anche alla successiva interpretazione che si ispira al latino “lego” o al greco “λέγω” che tra i tanti significati ha anche quello del “raccogliere”.

I progetti nascono e si sviluppano in modo vario.

Possono costituire il “work in progress” di una persona sola o di un collettivo, trattare un qualsiasi argomento e proporre anche in uno spazio relativamente contenuto, come in questo caso, ben riassunto dalle belle foto di Federico Valente che qui ci accompagnano, un viaggio ideale attraverso epoche e ambientazioni fra loro lontanissime, mescolando con tanta immaginazione realtà e fantasia, passato e futuro, lasciando tutti stupiti e ammirati dalla complessità di realizzazioni costruite assemblando centinaia di migliaia di mattoncini, dalla varietà dei singoli elementi che ad essi vengono costantemente aggiunti.

Ci si può perdere nei dettagli, alla ricerca suggerita di personaggi estranei dal contesto (che ci fa Babbo Natale in pieno Medio Evo?) non sempre facili da trovare in un diorama ricchissimo di colori e di soggetti.

A tutto ciò si aggiungono alcune opere pittoriche di giovani artisti che ai mitici mattoncini si sono ispirati.

Una tale esposizione può forse apparire non esaustiva al grande appassionato, autore a sua volta di complesse architetture, ma è di certo un’esperienza interessante per chi si divertiva da piccolo con un gioco, evidentemente intramontabile, di cui si mantiene il ricordo, reso vivo dalla traccia indelebile delle sensazioni tattili, o dal rumore inconfondibile generato dalla ricerca di uno specifico pezzo nascosto all’interno di una massa di altri, simili ma non uguali o, ancora dal piacere offerto dall’incastro ottenuto, sempre perfetto.

Paola Pini

Trieste, Salone degli Incanti
Dal 21 febbraio al 30 giugno 2019
I love LEGO
I diorami (a cura del LUG RomaBrick):
Classic Space: di Massimiliano Valentini (circa 12.000 pezzi, realizzato dal 2010 al 2018, cm 480×160)
Grande Diorama City: di Marcello Amalfitano, Marco Cancellieri, Antonio Cerretti, Manuel Montaldo (circa 300.000 pezzi, realizzato dal 2010 work in progress, cm 850×360)
Fori Imperiali – Foro di Nerva: di Antonio Cerretti (circa 80.000 pezzi, realizzato dal 2015 al 2016, cm 360×90)
Pirati: di Marcello Amalfitano, Andrea La Dolcetta, Dario Saggese (circa 12.000 pezzi, realizzato dal 2015 al 2017, cm 360×240)
Nido dell’Aquila: di Manuel Montaldo circa (300.000 pezzi, realizzato dal 2014 al 2016, cm 240×120)
Castello, diorama medievale: di Marco Cancellieri e Johnathan Petrongari con Marcello Amalfitano (circa 250.000 pezzi, realizzato dal 2014 al 2018, cm 560×240)
Le opere pittoriche:
Mechanical Construction di Corrado Delfini
Bricks di Daniele Clementucci
Love e I love NY di Fabio Ferrone Viola
Yellow Head di Luigi Folliero
Archetipi di Irem Incedayi
Le foto sono di Federico Valente

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