Lo stupro di Lucrezia. Storie di donne e di coraggio

Data:

Roma, Teatro dei Conciatori. Dal 14 al 18 settembre 2016

Lo stupro di Lucrezia, il poemetto di Shakespeare scritto nel 1594, bellissimo, toccante, potente, che invito a leggere, è l’incipit ed il filo conduttore di questa nuova opera di Luca De Bei, drammaturgo e regista che ci emoziona sempre, al Teatro dei Conciatori dal 14 al 18 settembre insieme alla sua musa, Federica Bern. Filo conduttore è la storia di Lucrezia, onesta moglie di Collatino, preda della morbosa bramosìa di Sesto Tarquinio, figlio del Re Tarquinio il Superbo, che con drammatico coraggio denuncia pubblicamente il suo aguzzino, si uccide, e col suo gesto determina l’insorgere del popolo e la cacciata eterna dei Tarquini da Roma. Tematiche quanto mai attuali, ainoi, in questi tempi in cui alle violenze fisiche sempre più numerose, si aggiungono le tante sofferenze causate da altre violenze, per l’arroganza del potere, di qualsiasi tipo. E allora da quel tragico episodio di 2500 anni fa, documentato da Tito Livio, ecco le storie di coraggio, di ribellione e purtroppo di martirio in alcuni casi, testimoniato da quattro figure di donne reali, del nostro tempo.

paolo_leone_corriere_dello_spettacoloDa Bertha Caceres, attivista honduregna schierata a difesa dell’ambiente devastato dalle multinazionali (tema molto caro al regista che già in “Tempeste solari” aveva portato sul palco) e uccisa un anno fa, alla bambina yemenita di 11 anni che si ribella, fugge e chiede aiuto alle istituzioni per non sposare un uomo vecchio come vorrebbe la sua famiglia. Non solo ribellione, ma orgoglio muto, perseverante per necessità, quello della bracciante agricola Paola Clemente morta a 49 anni per la fatica nei vigneti gestiti dal caporalato. Infine il terrore, riscattato dalla determinazione ostinata di Kiana Firouz, attrice lesbica iraniana, che al termine di un lungo braccio di ferro, riesce ad ottenere asilo in Gran Bretagna, dove gira il cortometraggio Cul de sac per denunciare le violenze del regime  contro gli omosessuali. In poco più di un’ora, Federica Bern, bravissima attrice che sembra non temere i repentini cambi di registro (non è la prima volta che la vedo all’opera) ci trasporta con passione in un tempo che sembra annullarsi, in cui un episodio di 2500 anni fa è qui ed ora, insieme alle altre storie, alle altre vite narrate. Moglie casta di un generale romano, bambina, attivista ambientale o per i diritti omosessuali e civili, la Bern riesce in un’impresa non facile: quella di essere convincente in cinque ruoli diversi. La aiuta una regia come sempre suggestiva e ricca di idee (le marionette che raccontano terribili verità è l’esempio di come lavorando sulla leggerezza si possano affrontare argomenti fortissimi), un sapiente dosaggio tra drammaticità e ironia ed un disegno luci efficacissimo. Straordinaria la scena del primo quadro, quello di Lucrezia. Bella ed elegante la scenografia di Valeria Mangiò, perfettamente funzionale ai movimenti della protagonista. Un lavoro che lascia la sensazione della necessità di lottare, nella vita, per i valori in cui crediamo. Di non lasciar correre…che tutto in un attimo può finire senza un nostro contributo, una nostra traccia. Lo stupro di Lucrezia è un grido silenzioso, che attraversa i millenni, che incita a non subire. Storie di donne si, ma valide per ogni essere umano.

Paolo Leone

 
Sycamore T. Company presenta: Lo stupro di Lucrezia, ispirato al poema di W. Shakespeare. Drammaturgia e regia di Luca De Bei. Con Federica Bern. Scenografia di Valeria Mangiò; Costumi di Camilla Marcelli; Disegno luci di Nicola De Santis.
Si ringrazia l’ufficio stampa del teatro nella persona di Maya Amenduni

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