Roma, Teatro dei Conciatori, dal 3 al 13 novembre 2016
Provateci. Provateci voi a seguire uno spettacolo teatrale, qualunque esso sia, in presenza di una coppia, anche di una certa età, che non si limita al malvezzo di bisbigliare, ma addirittura commenta ad alta voce ogni singolo istante della commedia come nemmeno davanti ad un televisore, senza soluzione di continuità, incurante degli “shhhh” degli altri spettatori, per un’ora e quaranta filata!! Pensavo di averle viste tutte, ma quanto accaduto la sera del 10 novembre al Teatro dei Conciatori ha del surreale. Cercando di smaltire la rabbia e il molesto ricordo di un simile comportamento, vengo allo spettacolo in scena. Di and Viv and Rose, commedia dell’inglese Amelia Bullmore, è una insolita pièce interpretata da tre brave attrici: Sara Pallini, Caterina Gramaglia e Selene Gandini. Insolita perché sembra nascere da una sceneggiatura più che da un testo teatrale, per il taglio ed il susseguirsi delle scene E’ la storia, nel corso degli anni, di una gramde amicizia nata tra tre ragazze (Di, Viv e Rose), prima studentesse universitarie conviventi in un appartamento in affitto, poi separate come è naturale che sia dal corso delle rispettive vite. In questo evolvere delle situazioni, è bella e ricca di sfumature l’attenzione che l’autrice pone sui singoli personaggi, definendone i contorni con pennellate ricche di profondità tra un sorriso e l’altro. Intento che sarebbe vano, se le interpreti non sapessero tradurre sulla scena una tale profondità apparentemte nascosta. Invece ci riescono benissimo, conferendo alla storia quei colori e quel calore con cui attirare l’empatia del pubblico. Troverete con loro, forse, la risposta alla domanda che emerge dal testo: la vita è separazione o condivisione? Ognuna nel rispettivo personaggio, così diverse tra loro eppure così intimamente fragili e quindi simili, Pallini, Gramaglia e Gandini sfoderano interpretazioni davvero convincenti, tramutando repentinamente i sorrisi in commozione, e viceversa, in un batter di ciglia. Non è da tutti. Qualche perplessità sui tempi, in alcuni frangenti dilatati senza apparente motivo e sulla frammentazione delle scene (molto cinematografica) con ripetuti bui sul palco che non aiutano di certo l’attenzione. Ma lo spettacolo ha una sua anima, una sua delicatezza e tre interpreti che sanno emozionare. La magia del teatro e degli attori, nonostante i molestatori di turno.
Paolo Leone