“Lacci”: c’eravamo (mai) amati

Data:

Teatro Mario Spina, Castiglion Fiorentino (AR). Domenica 15 gennaio 2017

“NELLE CASE C’E’ UN ORDINE APPARENTE E UN DISORDINE REALE” (dallo spettacolo)

Aldo e Vanda, Vanda e Aldo… Uhm, vediamo un po’: un idillio iniziale, il matrimonio, la nascita di due figli… E poi, poi… Aldo, poco più che trentenne, comincia a sentirsi legato, oppresso, soffocato dalla situazione: in una società in continua evoluzione che si apre al futuro (gli anni ’70), avere moglie e figli è una situazione penalizzante, un segno di arretratezza sociale e culturale, e c’è anche da considerare il tempo, che corre maledettamente ingoiando i sogni uno dopo l’altro… La decisione è presa: Aldo pianta la famiglia a Napoli e se ne va (o meglio, “fugge”) a Roma per insegnare, spinto dalla sete di libertà e dall’infatuazione per Lidia, una studentessa diciottenne. Seguono lungo carteggio rancoroso tra i due ex-coniugi e l’inevitabile separazione; nel frattempo Sandro e Anna, i due figli della coppia, crescono in un clima di generale malumore e tensione, con una madre che non riesce ad accettare la situazione, e un padre che li ha abbandonati e che ormai è diventato per loro quasi un estraneo… E poi, poi… Trent’anni dopo Aldo e Vanda, ormai sessantenni, sono di nuovo insieme, e i problemi passati sembrano ormai alle spalle… sembrano. Tornati a casa dopo una vacanza, i due ritrovano l’appartamento a soqquadro, e se furto c’è stato, trattasi di un furto strano davvero: soldi e preziosi non sono stati toccati, mentre mancano all’appello il gatto Labes e, soprattutto, le foto di Lidia che Aldo conservava gelosamente, all’insaputa di Vanda, in una scatola blu a forma di cubo, ricordo di un viaggio a Praga…

Corriere_dello_SpettacoloReduci dalla fortunata rimpatriata de La scuola, Domenico Starnone e Silvio Orlando tornano di nuovo insieme in Lacci, adattamento teatrale dell’omonimo romanzo firmato dallo stesso Starnone. Stavolta, però, dimenticate pure l’ironia agrodolce e la leggerezza del filone scolastico starnoniano: in Lacci va in scena una vera e propria crisi familiare, ormai cronica, che coinvolge tanto i protagonisti, cioè i genitori (Silvio orlando e Vanessa Scalera), quanto i due figli (Sergio Romano e Maria Laura Rondanini). C’è veramente poco o nulla da ridere, e anche in quei pochi, brevi momenti di alleggerimento (affidati per lo più al personaggio del vicino di casa Nadar, interpretato da Roberto Nobile) la risata non è mai liberatoria. A dominare lo spettacolo è una profonda amarezza, sentimento che accomuna tutti i membri della famiglia. Sandro e Vanda, nonostante la riconciliazione, rimangono intimamente frustrati e scontenti; il primo, che è tornato sui propri passi dopo la fuga giovanile, sembra ormai apaticamente rassegnato a un menage familiare piatto e tutt’altro che sereno, ma rimangono in lui un evidente senso d’insoddisfazione per le promesse non mantenute (a sé stesso, ai propri desideri), e un mai del tutto sopito sentimento per Lidia (una presenza che in realtà non vediamo mai, eterea e pesante al tempo stesso), che sfocia nella nostalgia e nel rimpianto del “tempo perduto”; Vanda non ha ancora finito di regolare i conti col marito, e forse non finirà mai, dato che non riesce a perdonarlo e, fondamentalmente, sente di non potersi fidare di lui né di stimarlo. Non se la passano certo meglio i due figli, ormai adulti, pieni di problemi personali e infelici almeno quanto i genitori; per di più Sandro e Anna, oltre ad essersi allontanati affettivamente sia dal padre che dalla madre, nei confronti dei quali non risparmiano giudizi impietosi, non hanno nemmeno un buon rapporto tra loro. La situazione cambia durante il flashback finale quando i due fratelli, recatisi a casa dei genitori (che sono in vacanza) per dar da mangiare al gatto e controllare che tutto sia in ordine, trovano alcune prove che confermano i loro sospetti circa la fragilità e precarietà del rapporto tra Aldo e Vanda, i cui cocci sono stati riattaccati alla buona con la colla dell’ipocrisia e delle reticenze. Grazie a tale scoperta Sandro e Anna, almeno per una volta, si trovano d’accordo e decidono di cooperare per stravolgere “quell’ordine apparente che nasconde il disordine reale” (vedi la citazione d’apertura): un gesto liberatorio e quasi catartico, una piccola vendetta nei confronti di chi -i genitori- ha tanto incasinato la loro vita in passato… I lacci cui fa riferimento il titolo sono quelli delle scarpe, che Sandro allaccia nello stesso modo strambo di Aldo –una delle poche cose che accomuna padre e figlio-, ma sono anche quelli -metaforici- con cui, afferma Anna, i loro genitori si sono torturati per tutta la vita: sono i lacci che, una volta stretti, legano indissolubilmente gli esseri umani tra loro; non sempre, però, i nodi riescono bene…

Lacci rappresenta una piena riconferma per la coppia Starnone/Orlando che, pur esplorando territori quasi agli antipodi rispetto a quelli de La Scuola, fa centro ancora una volta, dando dimostrazione di grande versatilità e forte sintonia artistica. Il viso malinconico di Silvio Orlando, autore di una prestazione intensa e coinvolgente, è una maschera perfetta per la parte di Aldo; bene anche gli altri attori, in particolare la co-protagonista Vanessa Scalera, che offre grande prova di sé già in apertura, con i tesi monologhi/lettere carichi di rabbia e risentimento che Vanda rivolge ad Aldo. Roberto Nobile e Maria Laura Rondanini, poi, fanno parte già da un po’ della “famiglia” di Starnone, essendo due “reduci” de La scuola (entrambi nel ruolo d’insegnante): squadra che vince, non si cambia!

Francesco Vignaroli

LACCI
di Domenico Starnone
tratto dal romanzo “Lacci” di Domenico Starnone
regia Armando Pugliese
con Silvio Orlando
e con Roberto Nobile, Sergio Romano,
Maria Laura Rondanini, Vanessa Scalera, Giacomo de Cataldo
scene Roberto Crea
costumi Silvia Polidori
musiche Stefano Mainetti
luci Gaetano La Mela

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