La metafora della pari dignità umana a tutti i livelli nella favola per due IL GUFO E LA GATTINA

Data:

Al Teatro Manzoni di Roma fino al 22 gennaio 2017

Come si sa le favole sono fatte per divertire i bambini o farli addormentare come le filastrocche e le ninne nanne, ma a leggerle bene contengono una profonda morale didascalica tra le righe, che bisogna saper cogliere con ipertestualità. In ciò rientra anche la favola sentimentale ed apologetica, esilarante e spassosa, sarcastica che l’oculato ed esperto regista Silvio Giordani, anima effervescente e dalle mille idee e progetti nei teatri Manzoni e Roma, porta in scena affidandone l’apodittica recitazione chiaroscurale ed ossimorica come spirito di relazione a due fantastici”animali da palcoscenico”, quali la cantante ed attrice di primo piano Rita Forte ed il misurato fine dicitore nel portamento e nella dizione che è il direttore Pietro Longhi, che non solo cura con saggia gestione i due spazi teatrali,ma n’è anche sovente il personaggio chiave: qui è lo scrittore Felix che ha appena composto “IL sole sputa” che non ha avuto molto successo, quindi deve arrotondare gli introiti facendo il commesso in una libreria. Egli si vede piombare in casa nel cuore della notte, la cantante di “lounge” o piano bar” e modesta attricetta Doris, che per incassare qualche soldo in più, praticava il mestiere più vecchio del mondo dove dimora; Felix che,stufo del largo movimento poco raccomandabile, l’ha fatta sfrattare dal padrone di casa. Ella non trova di meglio che rifugiarsi da lui con la sua valigia, ma egli scontrosamente rifiuta la sua libertina seduzione e la tratta da incolta,ignorante,sgrammaticata e prostituta. Insomma sono due mondi e comportamenti a confronto: duro e chiuso nell’incomunicabilità e frustrazione di lui,che veste elegantemente e vorrebbe  un rapporto con una sua pari come professione. Per Doris dunque non c’è posto ed ella deve industriarsi a cambiare mentalità e modo di fare, vestire, per fare breccia nel cuore di lui, che intanto taccato d’essere un gufo repellente muta abito ed atteggiamento, vestendo giovanilmente da sportivo ed insegnando a lei a parlare in maniera appropriata,misurando il valore delle parole e ricercando la loro etimologia e semantica. Perciò lei attiva una metamorfosi indossando abiti di classe e studiando distesa sul divano, assistiamo ad una reciproca apertura e metamorfosi che dura finchè Felix scopre che il vocabolario non è stato toccato e lei ha perso tempo in giro, il suo astio e rimprovero fa si che Doris se ne vada e lui scopra due cose importanti:non saper cucinare tanto da tagliarsi le dita con le scatolette ed essersi innamorato di lei,di cui non può fare a meno,le loro esistenze sono di fronte al fallimento e tentano uno “stolto colpo d’ali” allorchè Doris, divenuta nel frattempo receptionista, ritorna. Vogliono suicidarsi per finire in prima pagina. Per fortuna questo sconclusionato proposito viene accantonato per provare a realizzare qualcosa di più concreto. Poi il tutto viene condito dalle canzoni che Rita(Doris sulla scena) esegue dal vivo con ugola sublime dalla dolce e ritmica armonia. Il 6 marzo terrà un concerto sulle indimenticabili canzoni di Modugno sempre al teatro Manzoni; dove lo spettacolo assimilabile per contenuto ad”il maestro e Margherita”di Bulgakov rimarrà fino al 22 gennaio con una scintillante coreografia per” teatro da camera borghese”.

Susanna Donatelli

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