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ASPETTANDO GODOT. Qui si resiste, anche nel vuoto

Data:

Roma, teatro dei Conciatori, dal 24 al 29 gennaio 2017

“… Non è il vuoto che manca”, dice ad un certo punto Estragone – Gogo al suo compagno di sventura Vladimiro – Didi. Basterebbe forse solo questa piccola frase per condensare con un salto mortale triplo quell’ angosciosa e disperante attesa di un senso in Aspettando Godot, di nuovo in scena al Teatro dei Conciatori fino al 29 gennaio, dopo il trionfo della stagione passata. La versione messa in scena da Alessandro Averone, nome importante del nostro teatro, ha un merito enorme, quello di appassionare il numerosissimo pubblico (quasi ogni sera sono costretti ad aprire una lista d’attesa) di età complessivamente giovane. A fronte di un testo non certo facile da interpretare al meglio, questa particolare messa in scena, riesce nell’impresa di conferire un tocco di leggera poesia e anche speranza, si, al nichilismo di Beckett. Interpretazioni di grande intensità, ritmo, gestione perfetta dei silenzi, espressività al top di tutti i protagonisti, rendono le quasi due ore di spettacolo una lezione di teatro e su quanto esso, anche quello dell’assurdo, sia prepotentemente specchio dei nostri giorni. Smarrimento totale nella società civile, negli affetti, nella spasmodica ricerca di qualcosa o qualcuno che dia un senso che non sappiamo più dove trovare. Il pensiero, durante la rappresentazione, è andato più volte agli ultimi eventi drammatici che hanno scosso il nostro Paese, tanto per rimanere solo nel nostro microcosmo.

Corriere_Dello_SpettacoloQuella notte che piomba improvvisa sulle nostre vite, inaspettata, spietata, che ghermisce ogni nostra speranza, ogni nostro futile progetto, di cui parla Pozzo (uno straordinario Antonio Tintis). Quell’essere prudenti che ci immobilizza nelle scelte, nei sentimenti, nei rapporti con l’altro, stritolandoci in una subdola solitudine, così ben rappresentato da Gogo e Didi (Mauro Santopietro, enorme presenza scenica, perfetto nel ruolo, e Marco Quaglia, di rara e poetica espressività). Il senso del grottesco del tempo stesso, incurante dei nostri calcoli, che avanza imperterrito, sulle nostre circensi esistenze. Eppure, c’è un eppure, che Averone e suoi splendidi attori riescono a far percepire al pubblico attento e miracolosamente disciplinato. Una luce, nei gesti dei protagonisti e nelle stesse parole di Beckett, che non sempre riescono ad emergere. La fiducia nelle relazioni, nel contatto umano, che più volte Didi e Gogo mettono in pratica quasi ad esorcizzare quel buio in perenne agguato. Non è da tutti e non sempre accade. Il finale, nonostante Godot non si palesi, lascia un sorriso fiducioso nella forza di reazione dell’uomo. Si resiste, nonostante tutto, abbracciati.

Gli attori in scena compongono un cast di grande armonia. La figura di Lucky, il servo di Pozzo, è interpretata da Gabriele Sabatini con inquietante efficacia. Il bambino che puntualmente annuncia l’assenza di Godot è Francesco Tintis. Spettacolo da non perdere.

Paolo Leone

Sycamore T Company presenta: Aspettando Godot, di Samuel Beckett. Regia di Alessandro Averone.
Con: Marco Quaglia, Mauro Santopietro, Antonio Tintis, Gabriele Sabatini e il piccolo Francesco Tintis. Scene Alberto Favretto; Costumi Marzia Paparini; Luci Luca Bronzo; foto di scena Manuela Giusto; web assistant Martina Mecacci.
Si ringrazia l’ufficio stampa del teatro dei Conciatori nella persona di Maya Amenduni

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