Fino al 19 febbraio 2017 al Teatro Della Luna di Milano
A Milano, al Teatro Della Luna, è in scena un musical non molto conosciuto, American Idiot, con musiche scritte dal gruppo pop Green Day.
Definirlo musical è veramente difficile. La trama non si capisce se non leggendola sul programma di sala; i dialoghi sono molto ridotti e, se non se ne conosce la storia, è assolutamente incomprensibile; a quanto pare, racconta le vicende di un gruppo di giovani che vivono nella periferia di una non meglio definita città statunitense, arrabbiati e stufi della società in cui sono inseriti. Tre amici i protagonisti: Johnny, Will e Tunny, che vogliono solo fuggire dalla città. Will però apprende che Heather, la sua fidanzata, è incinta, così Johnny e Tunny partono senza di lui. Mentre Johnny vaga per la nuova e sempre non definita città in cui si sono trasferiti, si innamora perdutamente di una ragazza che ha visto affacciata ad una finestra, Whatsername (sì, si chiama proprio così). Tunny trova difficile adattarsi alla nuova vita: si fa convincere da uno spot televisivo e si arruola nell’esercito. Rimasto solo, ecco che appare una sorta di alter ego di Johnny, un suo lato oscuro, St. Jimmy, che lo porta verso una vita sregolata: inizia a drogarsi, non pensa che a divertirsi, e riesce a conquistare la ragazza della finestra. Intanto nasce il bambino di Will, che però non se ne cura e passa tutto il tempo a bere: Heather, stufa del suo comportamento, prende il bambino e se ne va. Intanto, in un letto in un ospedale, Tunny, ferito in battaglia, soffre di una psicosi da guerra ed ha delle allucinazioni; si innamora però dell’infermiera che lo assiste, Extraordinary Girl (anche qui, nome bizzarro). Johnny lascia Whatsername perché la droga è più forte del suo amore per lei: Whatsername tenta di salvarlo rivelandogli che St. Jimmy non è altro che egli stesso, poi lo lascia. Johnny è costretto ad ammettere che la sua vita è basata sul nulla; Tunny vuole tornare a casa; Will rimpiange tutto ciò che ha perso. St. Jimmy tenta ancora Johnny che però resiste, al che si suicida. Johnny torna quindi a casa, ritrova Will e Tunny, mutilato dalla guerra, ma con la sua Extraordinary Girl. Heather riappare col suo nuovo fidanzato ma fa tenere il bambino a Will. Tutti guardano ora al futuro con speranza.
Una storia di disagi giovanili estremizzati, l’esaltazione di una vita senza valori, senza né capo né coda, con scene decisamente troppo esplicite di droga e sesso, che in un pubblico molto giovane possono anche creare voglie di imitazione. A livello educativo e didattico, è molto pericoloso. La regia di Marco Iacomelli è bella, dinamica, con effetti speciali audio e video. Gli interpreti, senz’altro giovani come i personaggi, lo sono anche dal punto di vista artistico: bellissime voci le ragazze, Natascia Fonzetti (Whatsername) ed Angela Pascucci (Heather); mediocri e in diverse occasioni addirittura fuori musica invece quelle di Ivan Iannacci (Johnny), Renato Crudo (Tunny) e Luca Gaudiano (Will); si salva Mario Ortiz (St. Jimmy). Le coreografie sono pochi passi ripetuti di Michael Cothren Peña. Ottima la band dal vivo composta solamente da quattro elementi: Roberta Raschellà (chitarre), Orazio Nicoletti (basso), Marco Parenti (batteria), Riccardo Di Paola (direzione e tastiere), che fanno un lavoro egregio e senza sosta.
Se si è degli estimatori del Green Day sicuramente piacerà, solo per il fatto che sono eseguite più di venti loro canzoni; altrimenti, difficile. Si è voluto fare una sorta di Mamma Mia! con i Green Day al posto degli ABBA, ma senza una trama adatta ad un musical, senza un messaggio, con una fine assolutamente insignificante, il risultato è ben diverso.
Chiara Pedretti