Notice: A non well formed numeric value encountered in /web/htdocs/www.corrieredellospettacolo.net/home/wp-content/plugins/td-social-counter/shortcode/td_block_social_counter.php on line 1176

“Due donne che ballano” sul filo sottile dell’esistenza

Data:

Venezia, Teatro di Ca’ Foscari, 23 febbraio 2017

Ci sono piccole realtà che, fuori dal mainstream del sistema spettacolo, accolgono in cartellone interpreti illustri. Parlo del Teatro di Ca’ Foscari, nato in ambito accademico, una vera Wunderkammer nel panorama veneziano del Contemporaneo. Da un lato loro, gli attori, chi agli esordi e chi all’apice della carriera. Ci sono passati negli ultimi sette anni Marco Baliani, Leo Muscato, Marta Cuscunà, Mario Perrotta, Elena Bucci, Ottavia Piccolo, personalità ormai celeberrime sulla scena nazionale. Dall’altro il pubblico, differente dalle comuni platee perché competente. Qui docenti, studenti, addetti ai lavori e semplici cultori si ritrovano regolarmente, si conoscono come in una famiglia allargata, condividendo una “corrispondenza d’amorosi sensi” davanti all’ennesima produzione di qualità. Eppure, questi sembrano aver stabilito un cordiale affetto con una personalità in particolare, Maria Paiato. Indimenticabile nel 2016 il suo Amuleto, lunghissimo monologo dal romanzo di Bolaño, in cui consacrava, con umanità, tragicità ed empatia, anima e corpo al testo.

La ritroviamo, assieme ad Arianna Scommegna, in Due donne che ballano di Josep Maria Benet I Jornet, uno dei tanti lavori in prosa, penso a Mister Green di Baron, costruito attorno al conflitto tra esseri d’età e vissuti differenti. Un’anziana e una giovane badante, anonime. Vite confinate ai margini, e ce ne sono ovunque al giorno d’oggi, abbandonate al proprio destino o a quello deciso per te da altri. Si detestano fin dal primo sguardo, ma si vorranno bene. Dopo essersi fiutate, diventano l’unico conforto reciproco e non potranno fare a meno di quelle poche ore settimanali che condividono in bilico costante tra battibecchi e momenti tranquilli. Si ride, indubbiamente, perché la vecchiaia fa tornare bambini capricciosi, ma si riflette anche sulla durezza dell’esistenza che serena non sarà mai per nessuno. E il finale lascia spiazzati.

Veronica Cruciani dirige le attrici nel non facile percorso di avvicinamento e distacco continuo, in quel microcosmo raccontato dall’autore con amarezza e ironia. Maria Paiato incarna alla perfezione il ruolo della vecchia. Ogni parola, ogni gesto è reso con quello stile particolare e impeccabile, in cui i tratti del volto completano l’enunciato, quanto gli sguardi, le movenze e le pause. L’indice alzato in segno di ammonimento, la curiosità morbosa sulla sfera privata altrui, la testardaggine accecante, ma pure il tornare fanciulli davanti alla propria collezione di fumetti, dimostrano il talento di Paiato nel farsi attenta osservatrice della realtà a cui il testo si ancora fortemente. Dal canto suo, Arianna Scommegna offre un’interpretazione sanguigna, con quegli occhi socchiusi che fanno del viso una congenita maschera tragica. Ruolo assai complesso perché più tormentato, animato da molteplici motivi di rancore verso il sesso maschile che spingono il personaggio a districarsi tra scatti d’ira, detti e non detti. Un unico ambiente sul piano inclinato pensato da Barbara Bessi: tavolo, sedie, libreria, radio e l’ingresso d’un grigio appartamento. Un susseguirsi di istantanee, di giornate direi, in sequenza cinematografica, scandite dal disegno luci di Gianni Staropoli e dalle musiche di Paolo Coletta che bloccano l’azione in silenzi hopperiani.

Al termine, applausi calorosi da parte del nutrito pubblico.

Luca Benvenuti

 

Due donne che ballano
di Josep M. Benet i Jornet
Traduzione di Pino Tierno
Con Maria Paiato e Arianna Scommegna
Regia: Veronica Cruciani
Scene e costumi: Barbara Bessi
Luci: Gianni Staropoli
Musiche: Paolo Coletta
Produzione: Centro d’arte contemporanea Teatro Carcano di Milano

Seguici

11,409FansMi Piace

Condividi post:

spot_imgspot_img

I più letti

Potrebbero piacerti
Correlati