Teatro San Pietro in Vincoli di Torino
Quando si sta per assistere a un classico come Cyrano de Bergerac, si pensa subito alla celebre drammaturgia teatrale di Edmund Rostand, cercando di mantenere tutti i criteri che derivano da essa. Tuttavia, se ci fosse lo zampino del regista Pier Paolo Congiu, forse c’è d’aspettarsi l’insolito. Con la sua preparazione di curata esperienza teatrale, ha voluto provare (riuscendoci) a manipolare testo e scenografia, senza che esso si sentisse stravolto dalle mutazioni apportate con una lieve brezza che sa di nuovo, debuttando in San Pietro in Vincoli (TO). Particolare sarà per lo spettatore vedere il “cambio scena rotante mediante movimento a braccia”. In quest’avventura, è affiancato da nomi qualificati, provenienti da altre realtà recitative, scelta appropriata per imprimere alla commedia quel tono innovativo voluto dal regista. Infatti, di scena nelle vesti della stupenda Rossana, troviamo Lia Tomatis di Onda Larsen (la ricordiamo nei suoi trascorsi piacevoli del Gran Guignol, con tanto di recensioni), oppure abbiamo un valido Daniele Ronco (vedi recensione della recente commedia Due Fratelli per Mulino ad Arte), che interpreta il giovane Cristiano, che, nonostante la sua bellezza, non riesce a richiamare con parole d’amore adatte l’attenzione della persona amata. Sappiamo benissimo chi si presterà a malincuore a questo gioco, porgendogli il suo aiuto… l’animo nobile di Cyrano (Pier Paolo Congiu, non solo come regista, anche attore, valido in entrambi i ruoli). Egli, che, ahimè per via del suo naso, con animo mesto, resta celato nell’ombra, sa come sussurrare dolci parole che vanno diritte al cuore della cugina Rossana. La storia di questa rappresentazione teatrale è nota a tutti, sin dal 28 dicembre del 1897, primo debutto al Thèatre de la Porte San Martin a Parigi. Si tratta di una commedia eroica ambientata nella Francia del 1640. Quello che non conoscete, se non avete avuto l’opportunità di vederla, è come il regista Congiu di Crab Teatro, ha rifinito questa bellissima pièce, “spolverandola e inverdendola” senza averla deviata troppo dal fedele dramma che si concentra sul conflitto dell’essere e quello di apparire!
Daniele Giordano