“Dia Logos”, otto dialoghi “in limine”, uno spettacolo di grande impatto, con la regia di Claudio Di Palma in scena nelle stanze di Palazzo Coppola (Valle, Cilento) al Festival “Segreti d’autore” diretto da Nadia Baldi

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Il Festival “Segreti d’autore, Festival dell’Ambiente, delle Scienze e delle Arti” – ideato da Ruggero Cappuccio e da quest’anno diretto dalla regista Nadia Baldi – è una rassegna itinerante che si svolge tra luglio e agosto nei borghi antichi dell’area del Monte Stella, nel cuore del Parco Nazionale del Cilento. Il Festival, giunto ormai alla settima edizione, comprende un vasto mosaico di sezioni dedicate agli incontri con gli autori e ai libri, alle arti performative, al cinema e al teatro in particolare, alla legalità, ma anche alle mostre e all’ambiente, con percorsi naturalistici e passeggiate guidate. Una parte fondamentale della rassegna è dedicata inoltre alla formazione di giovani aspiranti attori, con workshop e laboratori orientati a creare nuove opportunità di crescita, di scambi e confronto tra gli allievi. Quest’anno lo spettacolo finale del laboratorio per attori è stato diretto da Claudio Di Palma, regista teatrale e lirico, drammaturgo e attore napoletano, legato sin dagli anni ’90 da una feconda collaborazione con Ruggero Cappuccio e anche protagonista di alcuni dei suoi più importanti lavori come “Shakespea Re di Napoli” e “Lighea”. Dia-Logos : questo il titolo dell’esito finale del laboratorio – in scena l’11 agosto nelle stanze di Palazzo Coppola a Valle, recentemente ristrutturato – è un mosaico costruito con frammenti di otto dialoghi ambientati in otto stanze, per otto coppie di attrici ed attori. Lo spettacolo parte dalla transcodificazione e da una ri-attualizzazione di dialoghi mutuati da grandi classici (come Goldoni, Moliere, Puskin, Shakespeare, Godot), in cui si legano parole e gesti, figure di donne deluse o malate d’amore, di amanti in conflitto, di passioni e dolori, di amore e morte.

“L’obiettivo è ambizioso – spiega Claudio Di Palma – “cerchiamo di rendere credibili linguaggi e scritture lontane, che appartengono a grandi menti, che nel loro dipanarsi linguistico sembrerebbero un po’ datate. Trattiamo autori eternamente e continuamente contemporanei, a prescindere dalla forma hanno elementi di contemporaneità”. Il dialogo è per antonomasia, nel senso etimologico del termine da Platone e dai filosofi greci, soprattutto “attraversamento” tra due interlocutori, ma con questa suggestiva messa in scena diventa anche attraversamento del pubblico nei gesti e nelle parole degli attori, perché il pubblico attraversa le stanze di Palazzo Coppola, quasi sfiorando le coppie di attori e passando di stanza in stanza. Ricordiamo che Palazzo Coppola è un antico palazzo baronale di Valle, nel cuore del Cilento, che ha ispirato, con la famiglia Altomare, “La notte dei due silenzi”, il primo romanzo di Ruggero Cappuccio: oggi l’antica dimora è diventata il punto di riferimento per eccellenza del “Festival Segreti d’autore” e per tanto pubblico che segue sempre più numeroso la rassegna estiva. Le stanze ancora vuote, con le travi antiche a vista, l’antica cappella di famiglia, gli atri immensi risuonano degli echi dei dialoghi legati dal filo conduttore dell’amore, della passione, del dissidio. Tutti i dialoghi sembrano quasi come recitati “sul limite” di un linguaggio che si rinnova per una ricerca che Di Palma ha fatto con i giovani allievi sulle intensità ritmiche, sui gesti e le posture , un linguaggio che il regista contribuisce a rinnovare grazie a uno studio sui rapporti speculari e speculativi dell’amore. Quella di Claudio Di Palma appare dunque come una “ricerca in limine”, sulla soglia di classici anche deformati e rinnovati e sul limite di una nuova dimensione spaziale, che non è più quella tradizionale del teatro. Infrangendo il limite delle tavole del palcoscenico, i dialoghi si rifrangono nella messa in scena in mille ecolalie, di stanza in stanza, e gli spettatori quasi toccano gli attori, ne sentono il respiro. Non solo. In questo spettacolo che viaggia di stanza in stanza anche le ombre creano quasi un’altra visione, un altro livello percettivo che moltiplica i gesti, com’è possibile vedere anche dalle immagini del fotografo Nicola Cerzosimo. Lo spettacolo che ha preso vita dall’impegno laboratoriale dei giovani attori documenta una sperimentazione scenica concreta in cui i grandi classici vengono quasi decomposti e sviscerati fino a trasformarsi, con un nuovo legame (dia-logos) e non più sulle tavole del palcoscenico, ma quasi sul limite di una nuova scena, una scena onirica, fatta di incanti e memorie, di suoni e gesti contaminati tra l’antico e il moderno.

Carmela Lucia

Foto Nicola Cerzosimo

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