Fino al 14 ottobre 2018 al Teatro Tordinona di Roma
Anna Piscopo in vestitino rosa sventola gli orecchini con la bandiera italiana, entrando a gamba tesa nel suo monologo, che sarà in scena fino al 14 ottobre.
È una donna che recupera il passato per capire il presente, che sa fare le scelte, magari sbagliate, che si butta, che non ha paura di lasciare la provincia chiusa e bigotta in cui è nata e vive da emarginata, anche se poi si troverà male perché forse il suo disagio è esistenziale.
Con un piede a Bari e l’altro a Roma, Anna racconta la crisi dei ruoli tradizionali e il vuoto drammatico che accompagna la vita dei nostri giorni.
Le luci basse indicano la strada, di racconti intimi e tragicomici, su cui l’attrice entra ed esce dai personaggi che hanno popolato la sua adolescenza, mettendoli di fronte a se stessi e al loro squilibrio di parole.
Ognuno fa violenza dicendole cosa deve fare, il padre pensionato che vorrebbe per lei un lavoro più concreto, la sorella “perfetta” sposata con l’uomo “perfetto”, il prete che dice di pregare di più, la zia scorbutica, l’uomo che potrebbe sistemarla, la madre che la vuole vincitrice della gara di bellezza alla festa patronale nonostante le cosce gonfie.
Se la madre è la figura che nell’ombra determina la vita sociale del nostro Paese, la madre del Sud è quella che quando te ne vai di casa ti riempie la valigia di sughi pronti, taralli e tonno seguendo autoritariamente la filosofia del mangio, dunque esisto e più mangi, più esisti.
L’unica soluzione per preservare la sua integrità è opporsi a ciò che gli altri dicono.
La sala più piccola del Teatro Tordinona diventa una discoteca, la musica aumenta insieme all’opportunità di affermare se stessi, sovrastando tutte le voci di dentro. Anna si sbriglia, resta a piedi nudi senza quelle ballerine brillanti emblema di un’adolescenza goffa al femminile. A differenza di come finisce “La bisbetica domata”, qui la speranza di “addomesticare” è vana fintanto che grande è la bravura a mettere in gioco se stessi.
Livia Filippi
