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La paradossale rivisitazione sarcastica dei capolavori di Dumas e Cechov nella trasposizione scenica de “I tre moschettieri”di AMMENDOLA e PISTOIA

Data:

Teatro Manzoni di Roma, fino al 26 gennaio 2020

Spesso dai grandi romanzi viene l’ispirazione per degli adattamenti che possano permettere il godimento al grosso pubblico con il risultato d’un più vivo ed immediato successo per il contatto diretto con il godimento degli spettatori. Tale risultato non si può dire pienamente centrato per l’operazione dei bravi autori,attori e caricaturisti Pino Amendola e Nicola Pistoia che, partendo dai capolavori: ”I TRE MOSCHETTIERI” ed “Il canto del cigno” di Cechov, hanno realizzato una contaminazione divertente che è divertente e spiritosa per le continue trovate, gags e battute degli attori, ma nulla di nuovo dal punto di vista culturale e psicologico,tanto che codesto vuoto lascia un po’ delusi e talora annoiati. Si sa che i locali pubblici vengono sovente ad avere bisogno di pulizia e disinfestazione per cui i tre operai della ditta di pulizie Dumas s’inoltrano in un fatiscente e cadente spazio recitativo,sotto il cui palcoscenico è stato sentito un ratto, al buio finché con le loro torce elettriche,accompagnate dalla segretaria del teatro,non inquadrano una figura spettrale che, rifiutandosi d’uscire dall’ambiente quando è stato chiuso,è rimasto imprigionato nella follia senile e rabbiosa del suo ruolo da protagonista. Questa gli è stata indotta dal regista che gli ha comunicato che non sarà più lui a sostenere la parte del più famoso spadaccino della regina,ma un più giovane attore con migliori qualità e la giovane impiegata,conoscitrice della trama,si deve industriare a distribuire le funzioni e suggerire con la curiosa ed intrigante scena dell’attore improvvisato che non capisce ciò che gli viene detto per soddisfare dell’anziano capocomico di recitare per l’ultima volta l’opera. Stupefacenti e briosi in questa grottesca e surreale sceneggiata LALLO CIRCOSTA e GIUSEPPE CANTORE invaghito delle fattezze fisiche della dama di compagnia della regina ed allieva artistica del furioso D’Artagnan, uno strepitoso Fabio Avaro imperversante come istrione a cui si contrappone con bonario sarcasmo irriverente legato alla realtà Enzo Casertano il più ingenuo dei disinfestatori, anche se è lui a catturare il topo. La farsa per fortuna non si trasforma in tragedia perché DARTAGNAN restituisce le chiavi del teatro e, dopo lo spassoso intrattenimento nei panni di Athos, Porthos ed Aramis,i capricci erotici per l’affascinante e prorompente milady. I tre riusciranno a tornare alla luce del sole con alle spalle il ricordo agrodolce dell’esperienza pazzescamente vissuta per la regia di LUCA NEGRONI.

Susanna Donatelli e Giancarlo Lungarini

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