Aldo Sisto. “Riflessioni su un percorso: dal cervello allo spirito”

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Conosco Aldo Sisto come poeta arguto che fa della poesia valenza d’amore e dimensione narrativa di parole che nei suoi versi in “A passeggio con la vita” evocano la subitaneità e il senso precario dell’esistenza, ora leggendo “Riflessioni su un percorso dal cervello allo spirito “, mi ritrovo dentro altro suo mondo nuovo , il mondo che Aldo Sisto vuole consegnarci con uno studio puntuale sulla funzione biologica del nostro cervello e sulla funzione sociale del medesimo che si evolve tuttora e si è evoluto dall’australopiteco (circa 3000.000 di anni fa) all’homo erectus (l’uomo di Pechino circa un milione di anni fa) diventato homo habilis (circa70.000 anni fa) e homo sapiens (circa 25.000 anni fa ).
Le riflessioni di Sisto ci portano all’origine dell’Hecce Homo come fenomeno meta-fisico-onto-antropologico dove la radice e l’etimologia delle stesse parole ci accompagnano verso un sentiero tortuoso ma alquanto affascinante : chi siamo e che cosa è il nostro cervello e se il medesimo è per metà spirito come immaterialità , destino e divinità non sottoposta all’indagine biologica della vita ,piuttosto che “ una densità viva che se all’origine pesava/misurava/ ben 300.000 di anni fa cc.450 per poi arrivare a cc 1.100 con l’homo erectus fino a raggiungere con l’homo sapiens cc. 1450..che si è evoluta come sostanza dinamica invogliata dall’intelligere che vede nell’uomo come specie vertebrata vivente una forma di vita superiore..(questo in sostanza il pensiero dell’autore)
Sisto investe il lettore in una disamina filosofica dove la filosofia è ancella della scienza suggellando un patto tra necessità come volontà di conoscenza e adattamento come momento di tensione , allargamento e espansione di questo organo così misterioso tanto che oggi nessun biologo, neuroscienziato è in grado di dire dove finisce il cervello e dove comincia la mente, oppure al contrario dove finisce la mente e dove comincia il cervello.
La memoria è condizione di esistenza , è origine e base di coincidenza tra vita passata , presente e futura, così come spiega Sisto che si sofferma sulla memoria mnestica o genetica che non possiamo controllare e che riceviamo inconsapevolmente senza averla richiesta con altra memoria “neurale o subcosciente “ che è la memoria “fetale” un eco che noi sentiamo sin da quando ci troviamo nel grembo materno come mondo esterno pulsare e agire ,mentre immagazziniamo immagini parole come dei sensori che resteranno per tutta la nostra vita latenti ma anche vigili e incontrollati pronti ad entrare in azione nella memoria della realtà quando meno ce lo aspettiamo perché le parole sono semioticamente parlando memoria non costruita da noi ma da altri che ci hanno partorito, in ultimo c’è la memoria soggettiva, una dimensione che e’ costruzione del presente e del futuro di cui noi siamo attori e comparse visto che essa raccoglie le prime due come fossero sorelle smarrite che ad un certo punto ritrovano nella memoria soggettiva l’afflato e la volontà della coscienza che ci fanno essere attori del nostro decidere ma anche comparse del decidere altrui.
I riferimenti che Sisto evidenza sulla funzione neurologica del cervello umano che arriva a ideare il mondo esterno pur senza magari collegarsi al medesimo ci riporta alla “mente” la differenza tra l’intelligenza artificiale e l’intelligenza naturale, la prima esegue su comando per risolvere e non ha l’ambizione di essere sottoposta a test che ne misurino le le connessioni neuronali per dimostrarne la superiorità visto che è creato dall’uomo medesimo , la seconda è estensione all’infinito di progettualità in quanto il cervello umano è progettato per espandersi come un’equazione differenziale o un’equazione che tendendo all’infinito non smette di essere dimensione e calcolo senza un risultato finale, visto che il nostro cervello non si pone il limite della fine, alimentato com’è dalla curiosità di imparare.
L’essere umano è atto perfettibile , un’emanazione senza un indirizzo dove andare a chiedere una spiegazione del nostro esistere, la quale ricade dentro noi stessi e così facendo interviene la coscienza che inclinando i piani della relatività della nostra esistenza fa in modo che la bestia innata dentro noi è alimentata dal cervello limbico frontale sede dei sentimenti quali rabbia, odio e mai modificatosi in migliaia di anni,(al pari del sistema nervoso dello squalo mai evolutosi in miliardi di anni) sia un radar attraverso il quale sempre il cervello dialoga con le endorfine responsabili della nostra felicità(che pare abbiano anche gli animali ); l’equilibrio biologico è materia da plasmare ma l’enigma dell’essenza stessa della vita che ragiona , ama, e pensa a seconda delle pulsazioni controllate dalle vescicole cave che permettono al nostro cervello di ampliarsi, ci dicono che possiamo arrivare ad un punto di non ritorno, dove l’uomo non è più uomo ma diventa macchina con la quale mai potrà sposarsi ,visto che la biologia è anche carnalità come ereditarietà genetica di progresso che l’uomo essere vivente superiore alle altre specie detiene come primato, avendo avuto occasione di espandere la sua massa grigia , il cervelletto , l’amigdala, e i lobi frontali come una pulsazione cosmica..Il cervello ci dà la coscienza della nostra esistenza , il senso della cognizione di esistere quando veniamo contagiati dalla realtà esterna a noi .
In questo senso il solipsismo diventa momento unico in cui l’uomo puo’solo affermare la propria individuale esistenza in quanto ogni altra realtà si risolve nel pensiero ,cioè l’intero universo diventa la rappresentazione della propria individuale coscienza, Sisto spiega in modo esaustivo la necessità dell’uomo di spiegarsi per darsi un destino e in questo tentare di uscire dalla propria condizione individuale di essere uno per diventare altro da se e quindi spirito con l’urgenza di mettere il pensiero come immaterialità e quindi spiritualità intangibile sul bivio tra bene e male che il cervello sceglie non come necessità ma primato per affermarsi sugli altri suoi simili. Simili ma non uguali , la radice genetica ci rende unici come sostiene Sisto, ma simili nei comportamenti che il conformismo di un’antropologia culturale spicciola vuole risolvere per meglio controllare la parte limbica selvaggia del nostro cervello che decide
attraverso la mente, in questo senso anche l’eutanasia è atto ingrato verso la stessa mente che pensa oltre il limite dell’umano generato ad immagine di Dio a differenza degli esseri viventi che non assomigliano a Dio ma che ne sono figli. Aldo Sisto ha il merito di avere avvicinato biologia e spiritualità come ricerca della conoscenza che non può fermarsi davanti alla nostra mortalità,
Catullo scrisse “Nescio sed fieri, sentior et excrucior “ in merito all’afflato del sentimento , al senso di smarrimento che è sede dell’amore come forma di abbandono e abbassamento delle difese psicologiche, io aggiungo che l’amore è la mente intesa come Psyche, imperscrutabile matrice della materia che governa il cervello come massa , come fonte inesauribile di energia , come un occhio che veglia sul corpo e che smantellata la fragilità umana ci dice che lei viene da lontano , ci dice che lei è immateriale e terrena ma allo stesso tempo ultraterrena, Aldo Sisto ci ha regalato un momento di riflessione sul senso laterale e frontale dello spirito come fonte di materia arrivata per farsi indagare da noi che ritorniamo sempre al punto di partenza, “chi siamo, dove andiamo e perché siamo qui”,siamo forse sabbia di silicio identica a quella che alimenta i nostri tablets e personal computer che noi stessi abbiamo ideato e migliorato nel tempo come il nostro cervello che si espande da quando noi siamo sulla terra ? La mente indaga il mondo senza che il mondo possa rintracciarla, in quanto è nebulosa e intuizione senza che quest’ultima ci dica che cosa sia lei e perché ci “perseguita” inducendoci a dedurre la postulazione della verità come tranquillante , dove l’uomo si adatta secondo il criterio di Darwin ad espandersi per non rinunciare al suo spazio temporale.
In questo Sisto ha creato un percorso dove il cervello figlio della mente ritorna a lei per non sentirsi abbandonato nella notte dei tempi, un’astrazione dove la memoria mnestica si coniuga alla memoria neurale ed entrambe si fanno ospitare dalla memoria soggettiva che è cogito e contestualizzazione dei processi cerebrali come appendice di un mistero senza soluzione : la mente, che diventa Dio dogmatico della propria coscienza tenuta a bada dalla ratio. Bergson sosteneva che “l’élan vitale “ sia il momento della libertà precognitiva dove l’impulso (a questo punto nevralgico della sede frontale del cervello) cede all’intuizione come “fagotto” ingombrante che incute il timore di Dio, ma liberarsi della deduzione vuole dire fare ammenda e ammettere che la mortalità umana è anche figlia della stessa mente che la pensa e così facendo se volessimo rincorrere il mito dell’immortalità dell’anima passeremmo da Platone al Buddismo all’Induismo dove Dio è mente che reincarna se stessa partendo dal mondo animale invertebrato e vertebrato fino a raggiungere l’homo sapiens che avendo paura di scoprire chi sia lui veramente si inventa il mondo esterno per dare un posto alla propria individualità.

Barbara Appiano

Aldo Sisto – Riflessioni su un percorso: dal cervello allo spirito-
138 pagine -2016 edizioni Genesi

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