“I sommersi salvati” e “Black dick” al Santarcangelo Festival 2020

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Santarcangelo Festival, gli spettacoli di venerdì 17 luglio 2020

“I SOMMERSI E I SALVATI” DI FANNY&ALEXANDER – PRIMO LEVI RIEVOCATO A SANTARCANGELO FESTIVAL

A Santarcangelo Festival ritorna la Compagnia ravennate Fanny & Alexander: o meglio – come loro stessi si definiscono – la “bottega d’arte” Fanny & Alexander. Già, perché i loro spettacoli, sono “creati” e “prodotti” per il teatro allo stesso modo di come un nobile artigiano fa con i suoi artefatti o gli artisti di bottega facevano con le loro opere d’arte. Lo spettacolo “I sommersi e i salvati” è il frutto di una di queste creazioni, la terza per la precisione, di una trilogia dedicata a Primo Levi (chiamata “Se questo è Levi”, appunto) scrittore, chimico, internato nel campo di concentramento di Auschwitz. Il titolo si rifà appunto all’ultima opera dell’autore torinese, del 1986, in cui viene affrontato il tema della memoria, “strumento meraviglioso, ma fallace”.
La sala consiliare di Santarcangelo di Romagna fa da sfondo a questo interessante racconto/colloquio che Primo Levi (interpretato da un eccellente Andrea Argentieri, già vincitore del Premio Ubu 2019) tiene dinanzi al pubblico: la sua vita, il rapporto con la famiglia, la sua fede ebraica; un mettersi completamente a nudo, ancora una volta, a distanza di più di 70 anni dall’orrore. Il pubblico è parte integrante della rappresentazione, è il motore dell’azione. Ognuno può porgere una domanda a Primo Levi (ricavate da un elenco appositamente distribuito prima dello spettacolo) il quale risponde ed argomenta le sue tesi.
La drammaturgia – e quindi le risposte di Primo Levi – è di Chiara Lagani la quale trae spunto dai documenti audio e video delle Teche Rai e di diversi discorsi che Primo Levi intratteneva con gli studenti durante le sue numerose visite presso gli Istituti Scolastici: in realtà, grazie alla tecnica dell’eterodirezione e del remote acting, Andrea Argenteri assume la postura, la voce e la gestualità di Primo Levi tanto che le parole, i movimenti e i racconti sembrano un libero fluire del pensiero dell’ attore/Levi.


La regia, firmata Luigi De Angelis, ha voluto, in maniera superba e oltremodo riuscita, rievocare lo spirito di Levi cercando di rispondere alla domanda “Può l’epifania di una voce, di un corpo-anima, imprimendosi nel corpo di un attore molto più giovane del modello-impronta che persegue, far sgorgare ancora la potenza e la necessità della sua testimonianza?”. In questo senso ha focalizzato il suo lavoro ponendo la storia di Levi quasi in un non-luogo cosicché la sua storia potesse essere più autentica possibile, spogliandola di qualsiasi logica legata al “teatro tradizionale” (e cioè scene, costumi particolari). In questo senso ancora un plauso ad Andrea Argentieri che ha fatto proprie – in maniera molto naturale – le parole e la gestualità di Levi confrontandosi con l’imprevedibilità dell’azione e del pubblico.
Non è mai facile portare questi temi e la storia di queste personalità a teatro: “I sommersi e i salvati” riesce nell’intento di rendere questi argomenti così lontani ancora più attuali ponendo al centro il pubblico che – mai come oggi – vuole sentirsi parte della scena.

Francesco Pace

 

“IL MASCHIO NERO AMERICANO E’ UN MODELLO”: BLACK DICK DI ALESSANDRO BERTI

Nonostante siano passati 2 anni dalla prima assoluta di questo spettacolo, “Black Dick” di e con Alessandro Berti, oggi, a Luglio 2020 sembra essere più attuale che mai. Si è sentito parlare molto, nell’ultimo periodo, della “rivolta” dei neri, del movimento dei “Black lives matter”, della necessità delle persone di colore di “ribellarsi”, una volta per tutte dal pregiudizio che l’uomo bianco ha nei confronti dell’uomo nero. Alessandro Berti (scrittore, regista e attore, formatosi alla Scuola del Teatro di Genova), in questo spettacolo, pone l’accento su un particolare stereotipo: l’uso del corpo del nero da parte della società bianca (è evocativo, in tal senso, il titolo dello spettacolo).
Il bianco vede il nero come quello muscoloso, l’attore porno, lo sportivo per eccellenza, il rapper: ma dietro tutto questo, cosa c’è? Berti ripercorre tutta la storia di questo pregiudizio: dallo sfruttamento nelle colonie, ai linciaggi, alla musica, fino ad oggi. Lo fa però in chiave sarcastica decostruendo – a poco a poco – la mentalità bianca invogliandola a prendere parte ad una lotta comune per l’uguaglianza di tutti.


La scena – minimalista, in stile “povera”, grotowskiana mi verrebbe da dire – è composta da una sedia capovolta – utilizzata da Berti sul finire dello spettacolo – e un Led sul quale vengono proiettati, man mano, durante lo spettacolo, fotografie di diversi personaggi e diverse situazioni portanti della storia nera. A rendere ancora più evocativo e suggestivo il tutto la Torre Civica di Piazza Galassi – location dello spettacolo – che si innalza, imponente, verso il cielo stellato che fa da cornice alla rappresentazione.
Una drammaturgia – dello stesso Berti – che si rifà (tra gli altri) ai testi di Bell Hooks, Cornel West e James Baldwin, sempre attuali: il punto vincente dello spettacolo appunto sta nel fatto che il pensiero di questi scrittori è attualizzato e spogliato da una qualsiasi retorica; è “raccontato” da Alessandro Berti (unico attore in scena) che nel corso di tutto lo spettacolo è ora presentatore, ora sociologo, ora storico, ora uomo comune che si pone al pari del pubblico per convincerlo a supportare la propria tesi.
Un lavoro, sul rapporto tra bianchi e neri, che prosegue – dopo Black Dick – con un altro spettacolo, “Negri senza memoria” che affronta invece il tema del rapporto tra italoamericani e afroamericani.
Bisognerebbe, ora più che mai, ripartire – tutti insieme – dalla conclusione dello spettacolo che Alessandro Berti affida alle parole di Baldwin: “se fossi in voi studierei, e non farei un’altra Harlem, non farei come abbiamo fatto noi”. Non lo facciamo.

Francesco Pace

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