Sotto le stelle, e al Teatro Gassman, il 54° Festival di Borgio Verezzi (Savona)

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Sotto le stelle, e al Teatro Gassman, il 54° Festival di Borgio Verezzi (Savona)

Tre prime nazionali quest’anno al 54° Festival di Borgio Verezzi (Savona), in un cartellone di undici titoli. La Prima nazionale che ha avuto l’onore di accendere i riflettori in piazzetta Sant’Agostino è stata “Parlami d’amore Mariù”, regista Francesco Bellomo, che ha raccontato il Novecento italiano con le canzoni di Cesare Andrea Bixio, rielaborate da Roberto Procaccini (sul palco, Rocío Muñoz Morales, Paolo Conticini e Alessandra Ferrara). Domani sera, sabato 1° agosto (alle 21.30), l’appuntamento è con Michela Andreozzi (e Alessandro Greggia al pianoforte) per “A letto dopo Carosello” e, a seguire, lunedì 3 agosto, “M’accompagno da me” con Michele La Ginestra. Poi ci allieteranno, via via, Igor Chierici, Antonio Cornacchione e Gabriele Pignotta.

La seconda Prima nazionale ci sarà il 13 e il 14 agosto: il teatro Gassman si aprirà per “Giuda” di Raffaella Bonsignori, musiche di Stefano De Meo. Sul palco Maximilian Nisi (nella foto Azzurra Primavera), che abbiamo intervistato.

Nisi, sarà la sua 13ma volta al Festival di Verezzi…

Sì, sarà la mia tredicesima volta, ma è come se fosse la prima: stesso entusiasmo, stesse incertezze.

Tanti sono stati i personaggi nati in piazzetta Sant’Agostino, al teatro Gassman, persino in Duomo, che da lì hanno poi preso il volo. Ho ricordi bellissimi legati a quei luoghi. Tornare a Borgio Verezzi è sempre una festa grandissima. Sono molto legato al Festival, gli devo molto e anche questa volta mi sento di dover ringraziare il direttore artistico Stefano Delfino e il sindaco Renato Dacquino per la meravigliosa opportunità che mi stanno dando, e poi il teatro Gassman nelle persone di Barbara Visentini, Paola Schiaffino, Luigi Sironi e Cristina Ferrazzi per il loro preziosissimo aiuto. So di avere degli amici lì, persone vere, con le quali non sempre è necessario parlare per essere capiti.

Il suo spettacolo metterà a fuoco aspetti sconosciuti di una figura qualificata per secoli come traditore!

È stato detto e scritto moltissimo su Giuda. È uno dei personaggi più saccheggiati dalla letteratura, parlare di aspetti sconosciuti non sarebbe onesto. Sono ipotesi, pensieri, che però contribuiscono a scandagliare e forse approfondire una figura rimasta nei secoli enigmatica, misteriosa, affascinante. Ho incontrato Giuda vent’anni fa quando, nelle vesti di Cristo ne ‘La Passione’, diretto da Antonio Calenda, ho dovuto interagire con lui. Dopo quell’esperienza la mia curiosità nei suoi confronti non si è affievolita, anzi, è cresciuta a dismisura.

Il caso ha voluto che una sera, due anni fa, nel mio camerino al teatro Quirino di Roma, conoscessi Raffaella Bonsignori, una splendida scrittrice-giornalista, ora anche cara amica. Nel corso di un’intervista che mi fece, tempo dopo, in occasione del mio debutto proprio a Borgio Verezzi con ‘Un Autunno di Fuoco’, le confidai che mi sarebbe piaciuto dar voce a Giuda Iscariota, il traditore, e dopo due anni eccoci qui.

Sarà uno spaccato anche per capire di più l’uomo del ventunesimo secolo?

Le paure, le passioni, gli entusiasmi di Giuda appartengono all’Uomo in generale, per questo hanno scavalcato i secoli e credo che non potranno che essere eterni. Giuda è un uomo e come tale non può che amare in modo imperfetto. Non può comprendere l’amore universale di Cristo. È icona delle contraddizioni dell’uomo moderno, tanto fragile che, a volte, si smarrisce nella sua ricerca di amore e finisce per commettere delitti persino peggiori di quelli che gli suggerirebbe l’odio.

Un debutto che avrebbe immaginato nelle Grotte di Verezzi?

L’idea inizialmente era quella. Purtroppo i decreti per il Covid-19 hanno reso impossibile la sua realizzazione. Sarebbe stato bello debuttare nelle Grotte. Quello sarebbe stato il luogo più adatto e in quel caso la performance sarebbe stata diversa. La scenografia naturale avrebbe regalato suggestioni interpretative differenti e suggerito idee musicali forse anche opposte.

In questi giorni sto lavorando con Stefano De Meo, meraviglioso maestro di musica, con Marino Lagorio, un nuovo collaboratore che sento veramente molto vicino e con Tiziana Gagliardi, amica storica e artista sensibilissima. Credo che la strada che abbiamo intrapreso sia quella più giusta per portare sul nudo palcoscenico di un teatro un testo poetico in cui la parola spesso si sostituisce all’azione.

Come ha vissuto, da attore, il periodo del lockdown?

Non sono mai uscito dalla tana in cui mi sono rifugiato durante il lockdown e sinceramente non so se mai ne uscirò. Ho sicuramente approfondito il rapporto con me stesso, sia nel bene che nel male. Mi sento profondamente cambiato. Il mio lavoro mi è stato scippato ed è rimasto congelato per mesi e ora la situazione non è poi molto differente.

I pensieri di Giuda mi hanno aiutato ad evadere. Dialogare con lui, nel silenzio assordante di quei giorni, è stato importante, direi quasi vitale.

Laura Sergi

Info: www.festivalverezzi.it. Prenotazioni allo 019.610167.

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