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LITURA. “Cancellare” lo spazio scenico per permettergli di vivere

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LITURA è un progetto innovativo, che vede la regia dei giovanissimi Alessandro Paschitto e Giulia Sangiorgio, dove ci si confronta non più con i grandi fasti del teatro, ma, anzi, con la sua “cancellazione”. Ai tempi del Covid lo spazio scenico diventa vuoto, ma non per questo perde la sua magia…

Ciao a tutti, prima di parlare del vostro interessante progetto, ditemi qualcosa di voi. Chi siete? Come vi siete formati?

Alessandro: Siamo entrambi al terzo e ultimo anno del corso Regia della Paolo Grassi. Abbiamo alle spalle due percorsi simili. Io mi sono formato come attore al Teatro Elicantropo di Napoli, alla scuola di mimo corporeo del M° Michele Monetta e come autore insieme a Massimo Maraviglia. Tutto è partito da lì. Ho poi frequentato sessioni formative di natura diversa tra cui la Biennale Teatro 2018, che mi ha selezionato per il bando autori under 40.

Giulia: Io mi sono laureata in Lettere e in Scienze dello spettacolo e della produzione multimediale, ho seguito laboratori della compagnia Fibre Parallele e di artisti diversi come Danio Manfredini, Elena Bucci, Marco Sgrosso, Chiara Guidi, Fausto Russo Alesi, Francesca della Monica. Ho lavorato con la Compagnia Diaghilev, centro di produzione e residenza pugliese, sotto la guida di Paolo Panaro e di Massimo Verdastro.

La particolarità della vostra creazione si evince subito, fin dal nome scelto, con la parola Litura cancellata, cosa volete esprimere con questo?

Alessandro: “Litura” è un termine che sta ad indicare, appunto, una cancellazione. I romani rispalmavano le tavolette di cera per riutilizzarle. Noi cancelliamo la cosa da vedere. Sottraiamo a uno sguardo bulimico, affamato di contenuti appetibili, l’oggetto della sua soddisfazione momentanea.

Giulia: Il progetto LITURA è nato in reazione al bombardamento di contenuti multimediali che ci ha sommerso durante il lockdown. Alessandro ha elaborato in quel periodo il primo studio, che prevedeva un live streaming h24 di uno spazio scenico completamente vuoto, il teatro dell’ex Asilo Filangieri di Napoli. Camera fissa e un contatore a segnare la durata dell’interruzione.

Alessandro: Desideravo riprendere là dove il primo capitolo si era interrotto e ci ho ragionato su con Giulia. L’idea è stata quella di coinvolgere artisti e realtà che rappresentassero la scena italiana contemporanea e chiedere loro un gesto radicale: quello di non performare. Tutti danno le spalle alla camera al centro di spazi scenici deserti in tutta Italia.

Giulia: Si tratta ovviamente di una domanda, più che di una risposta. Ci siamo chiesti, viste le condizioni di totale interdizione dello spettacolo dal vivo: cosa possiamo fare? Cosa ha senso fare in questo momento?

Alessandro: Abbiamo cercato di usare i limiti che ci venivano imposti come nuovi principi compositivi.

Cosa invece significa per voi il Teatro Vuoto? Un teatro vuoto è comunque un luogo pieno di magia? Il teatro ha bisogno di spettatori per essere veramente Teatro?

Giulia: Nel momento in cui viene meno il qui e ora, possiamo ancora parlare di teatro? La magia dello spettacolo dal vivo consiste nel condividere lo stesso luogo e lo stesso tempo: pubblico e artisti possono condividere sguardi, respiro e battito cardiaco. Se questa prerogativa viene negata, se da fruitrice di contenuti online posso essere in contemporanea anche altrove, l’esperienza è irrimediabilmente compromessa.

Alessandro: Un teatro vuoto non è vuoto e basta. Reca il segno strutturale di una mancanza. In questo momento più che mai. La mancanza stessa diviene fatto tangibile. E questo precede ogni finzione o eventuale incantesimo.

Il Covid ha rimescolato le carte. Come vi state muovendo in questo periodo?

Giulia: La Paolo Grassi ha sospeso le lezioni in presenza da venerdì 6, a causa dell’ultimo dpcm: dovremo riprendere, nostro malgrado, la didattica a distanza, per tutte le materie teoriche. Per le materie pratiche, che sono la maggior parte, dovremo aspettare di tornare in presenza.

Ma in fin dei conti, di cosa tratta Litura?

Alessandro: LITURA è un progetto in evoluzione. Il secondo studio in particolare è un video online. Il filo conduttore è certamente la riflessione sullo sguardo, che si declina in relazione alle circostanze del momento. In questi primi due studi il medium digitale è stato una specie di tornasole. Cosa significa guardare un’immagine su schermo e guardare un corpo vivo abitando il suo stesso spazio?

Per il futuro avete altri progetti?

Alessandro: LITURA sarà online finché i teatri non riapriranno. La diretta riapparirà alle 18:00 tutte le domeniche sui canali social di Theatron 2.0 e L’ultimo nastro di Krapp. Una sorta di rito negativo o forse un ritorno del rimosso. Quando sarà terminato allora potremo parlare di futuro.

Giulia: Non vediamo l’ora di iniziare le prove dei nostri saggi di regia, in sospeso da marzo.

Alessandro: E abbiamo anche in cantiere un terzo studio sulla cancellazione. Stavolta in modalità ancora diverse.

Stefano Duranti Poccetti

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