Un mercoledì da leoni (Big Wednesday)

Data:

USA  1978  115’  COLORE
REGIA:  JOHN MILIUS
INTERPRETI:  JAN-MICHAEL VINCENT, WILLIAM KATT, GARY BUSEY, ROBERT ENGLUND
VERSIONE DVD: SI’, edizione WARNER BROS

California. Quattro grandi mareggiate, verificatesi negli anni 1962, 1965, 1968 e 1974, scandiscono le vite di tre amici per la pelle, Matt, Jack e Leroy, uniti dalla comune passione per il surf ma divisi dalle difficoltà dell’esistenza e dall’inevitabile ingresso nel mondo degli adulti.

Quella che, almeno nella fase iniziale, potrebbe sembrare l’ennesima “operazione nostalgia” volta a celebrare i mitici anni Sessanta (come American Graffiti, per intenderci), col procedere della storia si mostra per ciò che è in realtà: un poetico inno all’amicizia e una malinconica riflessione sull’inesorabile scorrere del tempo. Attingendo ai propri trascorsi da surfista in quel di Malibù, dopo l’ottimo Il vento e il leone (1975) e prima di Conan il barbaro (1982, il film che lancerà Arnold Schwarzenegger nel firmamento hollywoodiano), con Un mercoledì da leoni il regista John Milius trova il capolavoro. Uscito in sordina e poco apprezzato dai critici statunitensi dell’epoca, a poco a poco il film è stato rivalutato fino a divenire nel tempo un vero e proprio classico intramontabile. Merito di una sceneggiatura che riesce a emozionare pur mantenendosi asciutta, senza alcuna concessione retorica né banalità di sorta. E merito anche di una realizzazione tecnica impeccabile che, specie nell’impresa finale del “Grande Mercoledì”, mostra scene di surf e riprese subacquee tuttora ineguagliate per qualità e realismo, in grado di rivaleggiare alla grande con produzioni più moderne (come Point Break, per esempio). Sequenze che mostrano in tutta la loro forza evocativa l’Uomo al cospetto della Natura, cioè un piccolo elemento che si confronta col Tutto…

Nella prima parte, quella della giovinezza, il film è caratterizzato da un tono scanzonato e da un ritmo più frenetico: si assiste a memorabili cavalcate sulle onde nelle interminabili giornate estive californiane, oltre a feste, risse, sbronze, amori e avventure messicane. Ben presto, però, la vita passa a reclamare il conto: è giunto in momento di crescere per i tre ragazzi che, volenti o nolenti, devono compiere delle scelte e assumersi le prime responsabilità. Ecco che la sceneggiatura si fa, di colpo, più riflessiva, e il passo rallenta. La paternità di Matt e l’arrivo delle cartoline militari per tutti costituiscono emblematici segni del passaggio dall’adolescenza/giovinezza alla maturità. Nello sfondo, si staglia poi la tragedia del Vietnam che, pur non acquisendo un ruolo centrale e drammatico come nel contemporaneo Il cacciatore di Michael Cimino (un altro capolavoro), segna comunque le vite dei tre amici: mentre Matt e Leroy evitano l’arruolamento ricorrendo a furbi espedienti, Jack accetta il suo destino e finisce a fare la “sporca guerra”, riuscendo a sopravvivere. A non fare ritorno è invece Waxer, altro storico compagno di scorribande del gruppo, che i tre si ritrovano a commemorare insieme prima dell’ennesima separazione. Che, però, non sarà l’ultima: il destino infatti offre loro, anche se alcuni anni più tardi, una nuova, inattesa occasione per rivivere i fasti del passato grazie alla più grande mareggiata di sempre, quella della primavera 1974. Probabilmente stavolta si tratta davvero dell’ultima chiamata, ma è quella che li consegna definitivamente alla storia del surf. E Matt, che per poco non ci lasciava le penne, decide di regalare la sua tavola – costruita da “Bear”, ex surfista e suo primo maestro: un altro personaggio azzeccato del film – al ragazzino che gliel’ha recuperata, prendendo serenamente atto che un ciclo si è chiuso per sempre, e passando simbolicamente il testimone a Gerry Lopez (nel ruolo di sé stesso), nuova stella del surf e anch’egli presente sul posto a sfidare le onde durante il “Grande Mercoledì”.

Dei tre attori protagonisti, l’unico che ha dovuto prendere lezioni di surf perché totalmente a digiuno di questo sport è Gary Busey (che interpreta Leroy “spaccatutto”), ma è proprio lui che poi, dopo questa fortunata partecipazione, ha avuto la carriera cinematografica di maggior successo, prendendo parte a film come il già citato Point Break, oltre a Arma Letale, Il socio e Paura e delirio a Las Vegas. Tra i personaggi secondari c’è Fly, interpretato dal futuro Freddy Krueger di Nightmare, Robert Englund.

Francesco Vignaroli

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