“L’ULTIMO DESIDERIO” di Pietro Favari (quarta puntata)

Data:

La quarta puntata del romanzo “L’ultimo desiderio” di Pietro Favari.

QUARTA PUNTATA

15

Davanti al portone del centro d’accoglienza, c’è Angelo, l’africano ora sulla quarantina che ha assistito allo stupro e alla strage di neri. E’ vestito in maniera appariscente, tipico dei rapper americani, parla con Ester, una bella giovane donna dai tratti mediorientali, sua coetanea, abbigliata in modo vistoso, attillato, tanto da sembrare una prostituta.

<<Come è andata la consegna?>> chiede Angelo.

<<Bene… Bene… Sembrava molto soddisfatto>>.

<<Li andrò a trovare fra qualche giorno>>.

Ester annuisce.

Angelo tira fuori dalla tasca un passamontagna e lo indossa.

<<Come sto?>>.

Ester lo guarda e scoppia a ridere.

16

Sala da pranzo di una casa borghese. Un televisore trasmette L’ultimo desiderio. Pia, una signora sulla quarantina, cambia canale e si sintonizza su una trasmissione di ricette di cucina. Sta apparecchiando il tavolo per il pranzo. Canticchia.

Filippo, suo marito, sulla cinquantina, arriva in sala sistemandosi la giacca. Si specchia. Si rivolge alla moglie.

<<Scusami, cara. Devo andare via. Ho un appuntamento. Pranzerò fuori>>.

Dà un bacio a Pia che, visibilmente contrariata, lo osserva uscire di casa. Filippo si chiude la porta alle spalle. Pia batte il pugno sul tavolo. Esce dalla sala da pranzo. Raggiunge la scrivania in un angolo del salotto, si mette al computer e fa delle ricerche su Google.

Digita: agenzia d’investigazione Genova. Scorre un elenco delle agenzie con foto a colori. Borbotta tra sé e sé.

<<E questa?… Che faccia da cretino, lui. E’ come con i politici, se li vedi nella foto, non li voti più… Ecco. Questo va bene. Bianco e nero… Senza foto e anche vicino a casa>>.

Prende il telefono, chiama il numero preso da Google. Si sente lo squillo insistente, poi la voce di Carlo.

<<Pronto?>>.

Il giorno dopo Carlo è alla sua scrivania. Davanti a lui è seduta Pia.

<<Allora, cosa posso fare per lei?>>.

<<Scoprire se mio marito mi mette le corna…>>.

<<Ah, originale come richiesta per un investigatore… Cosa l’ha fatta sospettare?>>.

<<Vede, mio marito è una brava persona. Perfino affettuoso, qualche volta. Da un po’ di tempo però è sfuggente, mi trascura, esce spesso di sera, con qualche scusa idiota>>.

<<Lo fanno molti mariti…>>.

<<Mio marito non lo faceva. Lo pedini, voglio sapere. Questa è una sua foto>>.

La mostra.

<<Dietro ho scritto la targa della sua auto. Posso pagarla poco. Le faccio un assegno… Ho scoperto di essere gelosa! Anche se mio marito è un’idiota>>.

Prende dalla borsetta un libretto e compila un assegno.

17

<<Ed ora, una breve interruzione per la pubblicità. Per la nostra trasmissione L’ultimo desiderio sarà come un breve periodo di morte apparente, ma il suo grande cuore continuerà a battere, credetemi! Vi rivoglio tutti qui, mi raccomando!>>.

La conduttrice si rivolge al concorrente. <<Allora, approfittiamo della pausa nella registrazione per prepararci un po’. Siamo in attesa di conoscere cosa desidera per prepararsi alla morte>>.

Il concorrente si alza dalla poltrona e la prima valletta si fa avanti. Le luci si abbassano, un riflettore illumina il concorrente.

<<Stiamo per andare in onda, mi raccomando. Su, dimostri entusiasmo, come eravamo d’accordo>>.

Il concorrente si adegua, ma la sua espressione è sforzata, innaturale.

<<Cari amici, eccoci di nuovo insieme! In compagnia del nostro sponsor, la Momentum Supremum, e del nostro concorrente, che ha superato la prova preliminare ed ha quindi conquistato il diritto a realizzare il suo ultimo desiderio>>.

Applausi.

<<Il mio desiderio non è proprio mio, ma lo è diventato indirettamente, perché è sempre stata una voglia di mia moglie. Quasi un’ossessione direi, più che un semplice desiderio>>.

<<Pubblicità!>>.

La trasmissione si interrompe per mandare in onda gli spot.

<<Un desiderio di sua moglie? Lei è sposato?>> chiede Eva.

<<Sì, felicemente>>.

<<Felicemente… Ne è proprio sicuro?>>.

<<Ma certo. Ci siamo conosciuti ad una di quelle feste in casa tra ragazzi che usavano una volta. Ci siamo sposati dopo la laurea, qualche difficoltà economica nei primi tempi che poi si è risolta, due stipendi sicuri alla fine del mese, due figli, un maschio e una femmina, l’appartamento con il mutuo, le auto a rate… Tutto sereno, fino al giorno in cui sono andato a ritirare quelle maledette analisi. Però ho la consolazione di lasciare tutto in ordine: mia moglie ha di che vivere dignitosamente, i ragazzi ormai sono grandi…>>.

<<E in tutti questi anni nessun contrasto? Proprio con sua moglie, per esempio?>>.

<<Beh, come tutti, certo. Non eravamo d’accordo sui nomi da dare ai nostri figli. Mia moglie voleva che si chiamassero come i suoi genitori, io invece come i miei. Alla fine siamo arrivati ad un compromesso: il maschio ha il nome del nonno paterno, la femmina della nonna materna>>.

<<Tutto qui?>>.

<<Sì>>.

<<Non pretenderà mica che raccontiamo ai nostri telespettatori una storia simile. Cambierebbero canale. Il mutuo, le rate, i nomi dei figli… E’ minimalismo, questo. Lasciamolo agli scrittori americani, che lo sanno fare. E poi la televisione ha esigenze diverse>>.

Il concorrente non sa cosa dire.

<<Che ci posso fare se la mia vita è stata così?>>.

La conduttrice si entusiasma.

<<Ha idea di quante storie, quante trame, quanti intrecci narrativi racconta ogni giorno la televisione ad uno spettatore che, in più, con il suo telecomando può passare da una vicenda all’altra come vuole? Tra film, telefilm, telenovelas, soap opera, serie, sceneggiati, e aggiungiamoci anche le vicende vere, la televisione ci racconta più storie di quante ne abbiano raccontate prima gli scrittori in tutta la storia dell’umanità. Altro che Shahrazad, lei doveva raccontare una storia diversa ogni notte altrimenti il re di Persia le tagliava la testa. Anche i nostri telespettatori possono eliminarci, hanno in mano un’arma micidiale come la scimitarra del re di Persia: il telecomando, e non si accontentano di una novella per notte>>.

<<E allora?>>.

<<E allora dobbiamo sforzarci di trovare nella sua vita qualcosa di originale, di eccentrico, qualcosa che distolga i telespettatori dal telecomando>>.

<<Non c’è niente di stravagante nella mia vita>>.

<<Non ci credo. Ci pensi bene>>.

<<Forse qualcosa ci sarebbe…>>.

18

Marco apre la porta di casa sua, si ferma sul pianerottolo, si guarda intorno, poi rientra e trascina fuori Marion.

Chiude la porta. I due scendono le scale e si allontanano da casa. Percorrono gli ultimi metri per raggiungere l’ingresso di un laboratorio di analisi. Marco lascia entrare per prima la ragazza e vi entra a sua volta.

Lo sportello è poco affollato. Marco và al bancone. Una addetta all’accoglienza gli si rivolge con tono cortese.

<<Buongiorno. Che posso fare per lei?>>.

<<Voglio un elettrocardiogramma. E analisi del sangue di routine>>.

<<Va bene… Mi dia il suo nome>>.

<<Non è per me>>.

Indica Marion.

<<E’ per lei>>.

L’addetta è perplessa. Guarda prima Marco, poi Marion.

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