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COME CI INSEGNA IL MINISTERO DELLA CULTURA: HISTORIA MAGISTRA VITAE EST

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Siamo tutti pronti ad accogliere il nuovo Presidente della Repubblica Italiana. Nell’attesa è bello fare un tuffo nel passato. La storia è la nostra carta d’identità, dalla stessa possiamo trovare pezzi di noi dai quali poter ripartire. Come la musica che  è da sempre  “l’immagine” più diretta del nostro tempo. Melodia e parole,  sapientemente miscelate hanno la capacità di raccontare il mondo che ci circonda e la società in cui ci troviamo a vivere. Uno dei nomi illustri che
sopra ogni altro seppe interpetare lo spirito storico del suo tempo, fu quello di Giuseppe Verdi, compositore italiano ma anche patriota attento ai cambiamenti politici della penisola. Nato nell’ottobre del 1812,  in quasi un secolo di vita è stato testimone di grossi mutamenti nell’Italia del tempo: prima gli ideali di libertà, poi i moti rivoluzionari e infine il passaggio dell’Italia dall’essere una penisola in balia del dominio straniero al diventare uno stato indipendente unito sotto un’unica sovranità nazionale. Mutamenti a cui Giuseppe Verdi si sentì sempre vicino: patriota convinto, non mancò affatto di dialogare artisticamente con la sua attualità storica, creando nelle sue opere un “humus” di forte attaccamento alla nazione italiana e ai sopracitati ideali di libertà e fratellanza di popolo. Fu proprio grazie a questo che la musica di Verdi, benché artisticamente alta, può anche considerarsi eminentemente popolare: il compositore riusciva infatti a creare melodie immediatamente comprensibili per il suo pubblico. Non a caso lo stesso è considerato il più patriottico dei compositori italiani: un patriottismo che si esprime soprattutto nelle pagine corali delle sue opere, dove viene dato libero sfogo all’amore per la patria e agli idealie di libertà di lotta per un popolo soppresso e soggiogato. Per questo motivo il compositore fu caldamente invitato a prendere parte al primo parlamento dell’Italia unita. Giuseppe Verdi in effetti, fu deputato del neonato stato italiano per cinque anni, dal 1861 al 1865, anno in cui decise che l’Italia aveva più bisogno di lui in veste di compositore. Infine, in occasione del 150° anniversario dalla prima teatrale dell’Aida, opera drammatica di Giuseppe Verdi e Antonio Ghislanzoni andata in scena al Teatro Khediviale dell’Opera del Cairo il 24 dicembre 1871, il Ministero della Cultura celebra una delle opere liriche italiane più apprezzate con una campagna digitale dal titolo #aida150 che proseguirà fino all’8 febbraio, data in cui, nel 1872, l’Aida andò in scena al Teatro alla Scala di Milano per la prima europea. Se è vero infatti che la prima assoluta si svolse sul palcoscenico del Cairo nel 1871, il compositore non diresse personalmente l’orchestra né enfatizzò mai quel debutto come l’effettiva première dell’opera. Fu invece la rappresentazione scaligera dell’8 febbraio 1872 quella che il cigno di Busseto ha sempre avuto maggiormente a cuore e su cui profuse il massimo impegno e grandi cure d’allestimento.

Clementina Leone

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