Al Teatro Arcimboldi di Milano, fino al 20 febbraio 2022
Il Teatro degli Arcimboldi si conferma la sede dei grandi spettacoli che prevedono allestimenti importanti. Questa volta è il turno di Casanova Opera Pop, un altro musical all’italiana, ossia un’opera lirica cantata pop; già ci siamo soffermati sull’inesattezza del definire tali lavori musicals, dato che il requisito primario, ossi danzare, cantare e recitare contemporaneamente, non è mai rispettato.
La storia di Giacomo Casanova, noto come il seduttore per eccellenza, ha già riscosso parecchio eco mediatico ancor prima del debutto, grazie all’autore delle musiche: il bassista dei Pooh Red Canzian. Un veneto che scrive di un altro veneto, e l’amore per la loro terra si percepisce tutto; è proprio a Venezia che lo spettacolo ha debuttato a fine gennaio, prima di arrivare a Milano. Sono stati due anni molto lunghi e difficili per il teatro e per la musica ed ancora le difficoltà non sono finite, ma ho lottato con tutte forze, mie e di tutte le persone meravigliose coinvolte in questo progetto, per andare in scena con “Casanova Opera Pop” in questo inizio 2022, senza aspettare oltre. Nell’eccitazione di questi ultimi giorni di prove prima di debuttare a Venezia, in un teatro tutto esaurito a piena capienza per tre sere – a dimostrazione di quanto sentiamo tutti la mancanza del palco – guardo al nostro spettacolo come a un figlio tenacemente desiderato, che cresce meraviglioso giorno dopo giorno e che non vedo l’ora di mostrare al mondo, augurandomi per lui una vita lunga e ricca di soddisfazioni. Così Red Canzian sul suo lavoro.
Lo spettacolo racconta di un Giacomo Casanova in un’età intorno ai trentacinque anni, al rientro dall’esilio in Austria e strenuo difensore di Venezia dai giochi di potere che la vorrebbero venduta a Vienna. Dice ancora Red Canzian: Ho cullato a lungo l’idea di comporre un’opera musicale dedicata alla Città di Venezia, forse l’unica al mondo di tale notorietà a non avere un ‘suo’ musical, ed a Giacomo Casanova, uno dei personaggi italiani universalmente conosciuti, ma finora raccontato in una chiave sempre un po’ monotematica, mentre io volevo rappresentarlo nelle tante sfumature che fanno di lui una delle figure storiche più interessanti che l’Italia e Venezia in particolare possono vantare.
La regia di Emanuele Gamba è snella e piacevole, solo in alcuni momenti rallenta un po’ la dinamicità della trama. Di grande aiuto sono sicuramente le scenografie, una retroproiezione dopo l’altra di bellissime foto di Venezia: sembra di stare proprio lì, rendono il tutto molto realistico. Molto belli anche i costumi dell’epoca dell’Atelier di Stefano Nicolao.
Lo spettacolo è retto tutto da lui, il Giacomo Casanova di Gian Marco Schiaretti: classe 1986, uno dei talenti più puri cresciuti in Italia e di successo anche all’estero; lo ricordiamo giovanissimo come Mercuzio in Giulietta E Romeo di Riccardo Cocciante: apriva lui lo spettacolo con il brano da brividi Verona. Torna in patria dopo un’incredibile esperienza in Germania come Tarzan nell’omonimo spettacolo tratto dal film Disney, con le canzoni di Phil Collins. Un Casanova della tradizione, aitante ed affascinante, senza dubbio impenitente seduttore, innamorato dell’amore ma soprattutto della sua Venezia: per difenderla, ne passa di tutti i colori. Una voce perfetta, alta e potente, un’avvenenza innata ed un cuore grande lo rendono più un Principe Azzurro che un seduttore senza scrupoli, ma chissà, magari era proprio così e la sua fama nei secoli si è modificata. E’ l’incontro con Francesca Erizzo, giovane di buona famiglia già promessa ad un altro, che non esita ad andare contro il suo nome per il suo amore, a fare di Casanova il più fedele degli uomini: sottile ma dolce la voce dell’incantevole e volitiva Francesca di Angelica Cinquantini, volto familiare delle fictions televisive. Non possono mancare gli antagonisti: pronto ad approfittare di un momento di fragilità della Serenissima e del Doge che la governa, Gipeto è il potente e corrotto Inquisitore Pietro Garzoni che, senza il minimo scrupolo, è pronto a spazzare via con ogni mezzo tutto ciò che gli è da ostacolo per ottenere il potere; sua alleata, la perfida Contessa Von Steinberg di Manuela Zanier, nobile austriaca non insensibile al fascino di Casanova, ma pronta a tessere trame mortali per inseguire il proprio interesse ed esercitare il proprio fascino secondo convenienza.
Con loro in scena, a dipingere il quadro di una Venezia la cui storia e salvezza si giocano fra i bácari popolati da varia umanità ed i ricchi palazzi del potere, una serie di personaggi dalle sfaccettature diverse. Il pacioso, brontolone ma simpaticissimo Frate Balbi di Paolo Barillari; il fidanzato offeso di Francesca, Alvise, ed il nobile Mocenigo, entrambi interpretati da Jacopo Sarno; il perfido Zago, lo scagnozzo dell’Inquisitore, di Roberto Colombo; il Doge Loredan ed il nobile Bragadin, entrambi interpretati da Antonio Orler. Il mondo femminile che gira intorno a Casanova è discretamente vasto: Elena da Padova, la cortigiana favorita di Casanova, di Silvia Scartozzoni; Rosa, proprietaria della Cantina do Mori di Rosita Denti; la malinconica e sfortunata Gretchen di Alice Grasso, cameriera della Contessa e vittima predestinata della perfidia senza scrupoli.
La nota dolente sono le coreografie. I brani di Red Canzian si prestano molto bene alla danza, solo che quello che abbiamo visto non sembrava un corpo di ballo, ma un gruppo di epilettici: i dieci danzatori, potenzialmente anche bravi, si muovono con movimenti sconnessi, spesso ripetuti, mai insieme, oltre ad alcuni falsi storici imbarazzanti, come la breakdance che difficilmente si può far risalire al Settecento. Per tutto il resto, da vedere.
Chiara Pedretti