“QUESTA E’ LA MIA CASA”. DUE COPPIE  ALLA  PROVA  DEL  CUORE IN  “TEST” COMMEDIA PSICOLOGICA AL VITTORIA. IL MONOLOGO DI A. BIASIOLI DENUNCIA LA MANCATA RISTRUTTURAZIONE DELL’ABRUZZO CROLLATO

Data:

Dal 5 al 13 aprile 2022 al Teatro Vittoria di Roma

In questi giorni un giovane guitto abruzzese trentenne sta tenendo banco con il suo vivace, arguto e tragicomico spettacolo, da lui stesso inventato, redatto e portato sulla scena, al teatro Vittoria in Testaccio, avvincendo l’interesse degli spettatori con una doppia tematica: da una parte il colorito folklore di quella regione, dall’altra l’analisi a tutto campo e graffiante dell’inefficienza dello Stato con la sua lentezza amministrativa e burocratica nel ricostruire le zone del Paese distrutte dal terremoto, a partire da quello che colpì le città dello stretto, delle omeriche Scilla e Cariddi, di Messina e Reggio Calabria che non furono del tutto risanate, costringendo molti sfollati a vivere ancora oggi in malsani agglomerati periferici dell’urbe peloritana. Alessandro Biasioli tra lo scanzonato, il faceto, il sentimento religioso, all’inizio elogia la processione del Venerdì Santo con il Cristo Morto a Chieti, cittadina di poco più di 50.000 abitanti, passando poi in  rassegna con una veloce “cavalcata” gli usi ed i costumi d’un gran numero di comuni e borghi della terra di Ignazio Silone autore del famoso capolavoro “Fontamara” in cui s’analizzano le terre della conca del Fucino e la personalità, l’identità culturale di quelli che venivano definiti “cafoni”. Intervalla queste disquisizioni indigene con canzoncine e motivetti giullareschi, come quelli nel Medioevo di Cecco Angiolieri, cui unisce anche delle smorfie e rumori onomatopeici per rimandare l’idea degli asini o “ciucci” che trasportavano la soma in quei territori, specie sui sentieri di montagna. Codesta goliardia ed allegra ilarità che diverte il pubblico si trasforma in un’amara, triste, delusa e scoraggiata visione delle rovine e della polvere, dei lavori  ancora in corso sulle macerie, provocate nella notte del 6 aprile 2009.Ogni anno in quella data sono ricordati i morti deceduti a causa del terremoto, che la Protezione Civile guidata dal dottor Bertolaso non aveva saputo prevedere con altri ingegneri ed esperti in materia. Tutto ciò lo censura con profonda rabbia ed inquietudine, rivelando che la Casa dello Studente, il Palazzo del Governo e la Cattedrale devono essere ancora terminate ed infatti il sottotitolo del suo lavoro è “ L’Aquila ieri ed oggi” con la perdita della suggestione che fino al crollo degli edifici in quella notte la metropoli aveva esercitato. Fa palese una maggiore collera con il pensare che tutti sono stati assolti nel  processo per procurata strage, in quanto il sisma non poteva essere previsto e prevenuto come avviene per le vittime degli arresti cardiocircolatori con morte improvvisa, come avvenne a Toscanini ed Orazio Orlando in scena al Flaiano, Atzori e papa Luciani, ai due ragazzi trapassati in allenamento sotto gli occhi dei genitori e noi abbiamo, purtroppo, sperimentato per la scomparsa   repentina della nostra cara consorte Susanna. Nessuna delle amministrazioni ha saputo distinguersi nell’opera di rifacimento della città e da qui la prospettiva s’allarga in negativo a tutte le regioni, dal Friuli a Gibellina ed al Belice con il cretto di Burri, dall’ Emilia  al Lazio con il terremoto oscillatorio nel 2016 nel reatino dove si sono succeduti inutilmente commissari dell’Esecutivo fino all’attuale Legnini. Racconta anche fatti ed amicizie della sua formazione didattica, aiutata dall’anziano nonno Solfanelli fino all’amicizia con il compagno di scuola Marco, che viene sorpreso come “Sciacallo” nella magione di Paolo nella mansarda. La sorte permetterà di cogliere l’intruso sul fatto ed infatti il titolo è “Questa è casa mia”. L’Italia è un Paese a forte condizionamento sismico e notevole tracimazione di fiumi e laghi, con esondazioni pericolose come gli tsunami e dunque le strutture pubbliche devono essere potenziate, altrimenti le calamità diverranno vere sciagure con un alto numero di cadaveri, come quelli che osserviamo nella guerra in Crimea e nel Donbas. A tale scopo Alessandro Biasioli veste i panni dell’aedo lirico greco con caratteri moderni ed effetto rapsodico, con tenerezza laica e passione per la sua regione nell’affabulazione su una scena creata da Andrea Corvo, che ha solo una grata di ferro con i carrelli del supermercato per il trasporto dei beni rimasti nelle residenze. Tutto questo gli ha fruttato 16 riconoscimenti nazionali. Il lavoro sarà replicato fino al 13 aprile al Vittoria in Testaccio. Prima di questo spettacolo estroso, geniale ed accanito contro il ministero dei Lavori Pubblici    nello spazio situato in piazza Santa Maria Liberatrice era stato allestito uno spettacolo tradotto da Piero Pasqua dalla commedia romantica “Test” di Jordi Vallejo in cui vengono esaminate le reazioni impulsive istintuali di Hector e Paula davanti alla proposta economica del loro amico Toni, consulente finanziario. I due sposati gestiscono un bar ristoro che dovrebbero sistemare e rinnovare per cui hanno bisogno d’un aiuto economico e l’amico di lunga data, quasi un quarto di secolo, gli fa una doppia proposta allettante su cui la coppia non sa come regolarsi e tra i due sorgono delle differenti valutazioni con qualche contrasto caratteriale. Hector è più spregiudicato, dai modi spicci e senza tanti scrupoli etici per cui sarebbe portato ad accettare subito 100.000 Euro, mentre Paula più integerrima e vegetariana desidererebbe aspettare dieci anni per decuplicare la somma ed avere l’opportunità d’una migliore, più bella ed elegante ristrutturazione del locale .Il discorso diventa sempre più intenso con scontri dialettici intensi tra i tre durante la cena, a cui successivamente  s’aggiunge Berta fidanzata di Toni che fa la psicologa ed ha in cura Paula. Emergono a poco a poco le personalità psichiche, le mentalità razionali e le abitudini dei protagonisti, con le tensioni che covano sotto l’enigma che appare in fin dei conti solo un pretesto per smascherare il modo di procedere di ciascuno. Alla fine Toni gioca il jolly con cui crede di vincere monetariamente le resistenze di Hector e poter conquistare il cuore di Paula, che corteggia in maniera insistente da  5 lustri. Egli offrirà in un  solo colpo “ibi et nunc” un milione di Euro a Hector che non sa dire di no, dopo aver tergiversato un po’ sul da farsi, ma gli altri non sopportano un simile modo di fare ed ecco che Toni non solo perde il denaro, bensì pure la fidanzata Berta e l’amico che ha capito che con tale pagamento totale “brevi tempore” ha voluto comprarsi la sua compagna. Paula, a cui Toni manifesta la propria smania erotico – sentimentale per lei, che farà? Logicamente è lusingata dal sentirsi concupita, tuttavia l’amore non si compra e perciò resta con un palmo di naso in pieno sconcerto e con la deduzione che l’unico sconfitto è lui. Stupenda è la recitazione dei 4 attori protagonisti in una pièce eccessivamente logorroica e ripetitiva nella parte relativa alla reciproca posizione sul “Test” psicologico di Toni, comunque Benedicta Boccoli ni panni di Paula ed il suo celato spasimante Toni incarnato da Simone Colombari risultano più incisivi degli altri due, Roberto Ciufoli e Sarah Biacchi .La casa borghese di Toni è stata disegnata da Andrea Ceriani con un lungo tavolo bianco rettangolare centrale per la proposta d’affari e la cena, intorno a cui si sviluppa la matassa del ricercato adulterio che viene fatto lentamente emergere dalle coscienze dei personaggi dal regista che è sempre Ciufoli, impegnato quale il più incerto e teso ad una soluzione sbrigativa che gli possa togliere lo stato neurologico ansioso, dovendo la moglie consigliarlo  per una più saggia cautela operativa.

Giancarlo Lungarini

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