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IL FUTURO DEI VEICOLI DA COLLEZIONE

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Un giorno in un’aula di scuola primaria, la maestra diede da svolgere un tema in classe, chiedendo di essere brevi poiché nel pomeriggio avrebbe voluto leggerne uno a caso. Svogliatamente un alunno mentre tentava di scrivere, pensando fosse meglio un tema all’interrogazione, l’estro non venne fuori su come affrontare il futuro di quelle magnificenze vetture storiche trovando un posto d’onore nel Museo dell’auto di Torino, parte integrante dell’evoluzione dell’uomo, si addormentò… sognando… quei momenti memorabili…

Una domanda che non si è posta una parte del mondo, è quella del poi, cioè dove smaltire le batterie delle auto elettriche, una volta messe “fuori uso”, eppure avrebbe dovuto pensarci prima, ma l’evoluzione tecnologica oggi più di ieri, viaggia dieci, venti punto zero o cose del genere, tanto che la sua accelerazione è pari se non superiore alla velocità della luce, con la parola green new deal, si vuole chiudere il passato e metterlo in cantina!

L’UNESCO, interviene identificandolo come un bene culturale distinguendo vecchio con storico, stiamo parlando di auto, moto che anno più di un secolo. Senza andare a sviscerare cosa ci sarebbe da raccontare dietro queste due parole, basiamoci solamente su un atto creativo e opera dell’ingegno umano, di aver avuto un peso nella storia dell’uomo, contribuendo alla mobilità individuale, ai trasporti, al lavoro, non contando il benessere economico e l’emancipazione sociale. Tralasciando le opere in movimento. Purtroppo, questi mezzi inquinano, del resto non furono costruiti per soddisfare le esigenze attuali della ricerca con una parola di quelle dette in precedenza e in bocca di tutti, pur conoscendo le catastrofiche conseguenze del punto di non ritorno. Col tempo, in circolazione sulle strade vedremo più auto elettriche o altre diavolerie, e questo potrebbe essere un bene per le auto storiche, così facendo, si potrebbe permettere di “far prendere aria” mostrandole in pubblico di tanto in tanto.

 Se andassimo a “misurare i chilometri” percorribili da questo Patrimonio Mobile, si dedurrebbe che l’inquinamento è infinitamente piccolo, basterebbe piantare una decina di piante in più per risolvere l’insignificante quesito, l’unica colpa è che le vecchie auto a benzina cedano il posto ad altre tecnologie più avanzate, scarseggiando di carburante e, qui casca l’asino!

Da tempo, esiste un fenomeno dilagante per il vintage con mostre nei Musei, quindi un ritorno monetario sull’economia, per quanto sia possibile senza esagerare, esporle in movimento in parate. Pensandoci, hanno ancora il loro bel fascino e seguito di affezionati che amano vederle in movimento, grazie alla laboriosità di artigiani volenterosi mantenendole in vita!

L’Italia, essendo per tradizione nella tutela di tutti i veicoli con Certificato di Rilevanza Storica, riconosciuto dallo Stato tramite articolo 60 del Codice della Strada, riconoscendone il Patrimonio Mobile di queste vetture, ha accolto un ricorso straordinario, redatto dall’Automotoclub Storico Italiano (ASI), ottenendo l’annullamento dei decreti e delibere sui divieti di circolazione di molte auto vecchie includendo quelle storiche.  Alcune aziende stanno proponendo i veicoli storici di convertirli con propulsione elettrica, sembra quasi tornare ai tempi dei romani… Tale conversione non sarebbe più conforme alla parola storica!

Pare che l’ASI, abbia preso in considerazione di piantare alberi per sopperire all’empasse delle emissioni di CO2 liberata nell’aria. Come palliativo utilizzare per le vetture storiche gli efuel per un futuro ecosostenibile usando questi combustibili liquidi o gassosi di origine sintetica in grado di garantire importanti benefici alla qualità dell’aria.

Allora Pierino, hai finito il tema…

Ehmm, non so… forse…

 Daniele Giordano

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