Poche parole escono dalle tue labbra sufficienti per esprimere bisogni desideri e aliti di gratitudine. Parole buone che vanno dritte al cuore, come: grazie, ciao, pasta, acqua, cavallo o gallina. Parole semplici come “Fa” che contiene il suono dell’amicizia, “mamma e babbo”che esprimono tutto l’amore del mondo. Parole essenziali capaci di aprire un dialogo spontaneo, autentico, dove ciò che è espresso è funzionale all’incontro e al confronto. Parole povere di doppi sensi, minacce, offese, bugie, parole dove non si nascondono insidie, né possibilità di prevaricazione. Parole asciutte, stringate, che chiedono con franchezza e pretendono una risposta diretta, rapida e sicura. Poche parole che bastano per essere amato e per amare senza fraintendimenti, che richiedono presenza e capacità di sentire da cuore a cuore, quelle che cercano uno sguardo d’intesa, un gesto di approvazione. Poche parole che hanno una visione laterale dove c’è di più di un detto o non detto, c’è Anima, ci sono emozioni. Nelle tue poche parole c’è un mondo tutto da scoprire e a differenza di chi di parole ne dice tante, il tuo parlare fa del povero un ricco vocabolario di possibilità capaci di connetterci senza differenze sociali o culturali di genere. Insomma le tue poche parole valgono di più di tutte quelle che certe volte noi abili parolieri, dispensiamo gratuitamente per sentirci appropriati, giusti, in questa società dove di discorsi ne facciamo tanti, ma ciò che veramente andrebbe detto lo teniamo nascosto per paura di esprimere la nuda verità. Tu sei Elia, parola di Down, questo vale più di tanti inutili discorsi impepati di parole taglienti, a volte offensive, che ci separano dall’amore. Tu sei Elia, mi fermo, ti ascolto, e imparo dalle tue poche parole che contengono quel tanto che basta per connetterci a un dialogo sincero, utile, fatto di poche parole, ma così tanti sorrisi da essere gioia pura in questo spazio di vita che ci ha fatto diventare buoni amici.
Fiorinda Pedone
