“DUES” è il nuovo album degli I Shot a Man

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“DUES” è il nuovo album degli I Shot a Man, fuori giovedì 29 febbraio 2024, concepito tra i blues urbani del nostro secolo, trascinato per le rive del Mississippi fino alle paludi della Louisiana. Il 9 marzo a Torino, tra le storiche mura di Spazio 211, la band presenterà dal vivo il nuovo album. A stendere il tappeto rosso al nuovo lavoro sono stati i due singoli “Arnold Wolf” e “Billboards”, prima e ultima traccia del disco. “Arnold Wolf”, un brano intriso di chitarre elettriche e suoni saturi, a sottolineare la ricerca di un sound moderno e diretto, e “Billboards”, una ballata notturna dai toni caldi e vellutati, tinta di soul anni ‘70. Quello che c’è nel mezzo è DUES. Una raccolta, un disco antologico, l’amore per le figlie e i figli del blues, per le sue radici e per le sue declinazioni più moderne. È un album da sfogliare, una raccolta di foto, storie di persone diverse vissute in luoghi e momenti diversi. Come se ogni brano fosse un piccolo film, alla ricerca di un nuovo blues, come se fosse sempre stato lì, come se nascesse oggi.

 Come vi presentereste ai lettori che vi conoscono oggi per la prima volta?

Siamo un trio blues, probabilmente. Ci piace la musica del delta del Mississippi, la sua antenata dell’Africa Occidentale, le influenze latine. Cerchiamo di mettere tutto insieme e di farlo dialogare con le nostre radici mediterranee. Il risultato è un blues notturno, vibrante di nostalgia.

C’è un artista, nello specifico, che prendete come modello?

È impossibile scrivere un solo nome. Ry Cooder è uno dei più importanti per noi, forse. Ha avuto, ha tuttora la capacità di rendere la musica blues il più duttile possibile, avvicinandola all’India, a Cuba, riportandola all’Africa, senza tradirla mai, senza mai farle perdere i suoi riferimenti essenziali.

Parliamo della vostra città: è aperta alla nascita di nuovi progetti musicali? C’è qualcosa che cambiereste?

Torino è una città che sta vivendo cambiamenti importanti, in termini di cultura. C’è un ricambio generazionale in corso da anni, che ha coinciso con l’alternarsi di amministrazioni più o meno sensibili alla musica e alla protezione dei suoi luoghi. La musica di Torino ha certamente una forte vocazione elettronica, ma è curioso che la scena blues sia tra le più vive in Italia. In questi anni stiamo soffrendo la mancanza di musica dal vivo di qualità. Tolti i grandi concerti mainstream, i pochi club faticano a resistere, ed è sempre più raro avere artisti internazionali in città.

Qual è stata l’esperienza live più significativa fino a oggi?

Nell’estate del 2018 avevamo vinto un premio, ed eravamo ospiti del Torrita Blues Festival, in Toscana. Il repertorio era molto diverso da ora, noi eravamo diversi, meno consapevoli, forse. Era una serata incredibile, il cielo era terso, soffiava un leggero vento tiepido e la piazza di quel piccolo paesino era gremita. Quella sera avremmo aperto il concerto degli Animals. Noi eravamo al settimo cielo ancora prima di salire sul palco, solo per il fatto di trovarci lì in quel momento. Fu un concerto indimenticabile. La piazza era con noi, attenta, partecipe, calda. Ricordo ancora adesso con un brivido il silenzio tra una nota e l’altra degli assoli di chitarra, gli applausi che facevano da contrappunto ai brani nei passaggi più vivi. A fine esibizione, eravamo così sfiniti e pieni che camminavamo fluttuando a un metro da terra.

Cassandra Enriquez

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