La regia di Luca De Fusco per “Salomè” offre una lettura densa e potente del dramma di Oscar Wilde

Data:

Trieste, Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Sala Assicurazioni Generali. Dal 19 al 24 febbraio 2019

In uno spazio caratterizzato da un’idea di monumentalità essenziale (le scene sono di Marta Crisolini Malatesta, che firma anche i costumi), chiarezza e ambiguità si compenetrano in un gioco perverso di rimandi costanti.

Guidata dal vertiginoso testo di Oscar Wilde e dalla potente traduzione di Gianni Garrera, la regia di Luca De Fusco per “Salomè” porta alle estreme conseguenze ogni singolo elemento, a partire dalla luna che domina la scena.

La sua caratteristica, l’essere luminosa per luce riflessa, è esaltata trasformando quel cerchio gigantesco (installazioni video di Alessandro Papa) ora in specchio rifrangente, ora in teschio rivelatore della temperie generale, per ritornare sempre a se stessa, prima bianca, poi rosso sangue e infine nera, a seguito di un eclissi che, molto lentamente, la copre.

Sullo stesso effetto cromatico si regolano i toni dei costumi, cui soltanto Erodiade, non a caso, sfugge.

Lunare è Salomè (Gaia Aprea in stato di grazia).

La sua voce pare venire da un regno lontano in cui sia stato bandito ogni più lieve coinvolgimento emotivo, espressione di un narcisismo perverso di rara intensità. Le sue parole nette e taglienti riproducono, distorcendone completamente il senso, la poesia del Cantico dei Cantici, controverso poema d’amore interno al canone biblico. I suoi movimenti sono lenti e magnetici, studiati fino al parossismo.

Tutto ruota intorno ai suoi giochi crudeli, nell’inconsapevolezza generale degli altri personaggi. Ognuno è infatti smarrito nel proprio piccolo egocentrismo, convinto a torto di muovere i fili della giovanissima principessa, inconsapevole di trovarsi invece al cospetto di un mostro di cui è di fatto strumento.

Salomè è freddamente psicotica, artefice di un perfido triangolo ai cui vertici stanno, oltre a lei stessa, l’isterico Tetrarca Erode Antipa (di cui Eros Pagni offre una magnifica interpretazione carica di ironia e sarcasmo) e il puro folle Profeta Iokanaan (Giacinto Palmarini), pallida ed emaciata figura, breve e vivida apparizione fisica trasformata ben presto in immagine evanescente.

Di tutto questo nulla comprende Erodiade, moglie del Tetrarca e madre di Salomè (Anita Bertolucci, efficace e “klimtiana” presenza), convinta fino all’ultimo di essere l’unica e assoluta fonte d’ispirazione del comportamento della figlia, cui attribuisce ciecamente il ruolo di sua protettrice, ribaltando così l’equilibrio naturale dei ruoli interni ai legami familiari. La regina teme il mondo onirico, ritenendo ammalati i sognatori, ma come gli altri cade intrappolata nelle maglie della rete ipnotica, tessuta con fredda determinazione dalla giovane principessa, generatrice di morte fin dal principio.

In una realtà in cui la rivelazione di salvezza proclamata da Iokanaan si mescola con il sangue e la depravazione, in uno scontro fra mondi incomunicabili similmente esalatati, la musica Ran Bagno costituisce un basso continuo denso di presagi.

Gli altri personaggi si trovano, in un tale contesto, di dimensioni necessariamente ridotte, relegati al ruolo di meri spettatori di una tragedia abilmente annunciata.

È un vero peccato che la grandezza della Salome di Richard Strauss metta in qualche modo in ombra la magia assoluta e inarrivabile della Salomè di Oscar Wilde; ciò rende questa pregevole produzione, che riunisce ben quattro teatri (il Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale, il Teatro Nazionale di Genova, il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e il Teatro Stabile di Verona), un’esperienza estetica rara, piena e indimenticabile.

Paola Pini

Trieste, Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
Sala Assicurazioni Generali
Dal 19 al 24 febbraio 2019
Salomè
di Oscar Wilde
traduzione Gianni Garrera
adattamento e regia Luca De Fusco
con Eros Pagni (Erode), Gaia Aprea (Salomè), Anita Bartolucci (Erodiade), Alessandro Balletta (secondo giudeo), Silvia Biancalana (paggio di Erodiade), Paolo Cresta (un sadduceo), Gianluca Musiu (giovane siriano/un nazzareno), Alessandra Pacifico Griffini (schiava di Salomè), Giacinto Palmarini (Iokanaan), Carlo Sciaccaluga (secondo soldato), Francesco Scolaro (un nubiano/un fariseo), Paolo Serra (Tigellino/cappadociano), Enzo Turrin (primo giudeo)
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
disegno luci Gigi Saccomandi
musiche originali Ran Bagno
coreografie e aiuto regia Alessandra Panzavolta
una produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Nazionale di Genova,
Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Teatro Stabile di Verona

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