Da MARTEDÌ 30 NOVEMBRE A DOMENICA 5 DICEMBRE 2021 ALLE ORE 20,30 al PTU
Dal 30 novembre a domenica 5 dicembre al PTU Piccolo Teatro dell’UNICAL andrà in scena Vite di Ginius, l’ultima Produzione di Libero Teatro. Lo spettacolo ha debuttato nel mese di luglio al Campania Teatro Festival con un ottimo successo di pubblico e critica, partecipa a pieno titolo alle “Celebrazioni per il settecentenario della morte di Dante Alighieri” ideate, curate e patrocinate da DiSU Dipartimento di Studi Umanistici dell’UNICAL diretto dal Professore Raffaele Perrelli. Una ricorrenza importante per tutti gli Atenei italiani e l’UNICAL già il 18 e 19 novembre scorsi ha dato inizio agli eventi in programma con il convegno dal titolo “Tra cotanto senno. Dante negli studi umanistici”. Importante la collaborazione del CAMS Centro Arti Musica e Spettacolo presieduto dal Professore Francesco Raniolo per la realizzazione delle repliche nel Piccolo Teatro dell’UNICAL.
Vite di Ginius è il viaggio di purificazione e consapevolezza che l’anima di Ginius, corpo morto giunto al capolinea, intraprende in una dimensione spazio-temporale sconosciuta.
Lo spettacolo è una metafora visionaria in versi e prosa. Il verso con il suo scorrere musicale descrive il soprannaturale accompagnando l’anima nei molteplici stadi dell’essere. Come il Sommo Poeta di cui quest’anno ricorre il settecentenario dalla morte, l’anima si ritrova nella barca di Caronte, da qui Ginius percepisce una misteriosa voce che la aiuta ad andare oltre il tempo concepito dai mortali. Costretta a scavare dentro se stessa, l’anima di Ginius deve ricordare l’esperienza di alcune sue vite incarnate: un monito a ricordarci chi siamo stati per riconoscere chi siamo davvero.
«Il ricordo è la fase più dolorosa – spiega Max Mazzotta – perché ogni vita ricordata è come se venisse vissuta in prima persona e allo stesso tempo osservata come fosse una terza persona. Lo spettacolo interseca due dimensioni del racconto e diversi stili linguistici. La dimensione soprannaturale è descritta attraverso i versi: un linguaggio poetico strutturato in canti di versi in rima alternata e canti in terzine dantesche a catena. La seconda parte utilizza un linguaggio in prosa più adatto al racconto di frammenti di vite vissute».
Lo spettacolo interseca diversi linguaggi. Corpo, suoni viscerali, musica, ma è soprattuto il video che permette al pubblico di vivere insieme al protagonista tutti i moti e gli stadi dell’ultraterreno. Il lavoro di scrittura drammaturgica viene esaltato dalla sua fusione con una lingua di per sé musicale, ritmica, onirica. Straordinaria proprio come il viaggio di Ginuis nelle sue vite passate.
I biglietti avranno un costo di 10€ intero e 5€ ridotto (studenti di ogni ordine e grado, universitari con libretto) e possono essere acquistati direttamente a Teatro la sera stessa dello spettacolo o in prevendita da Agenzia InPrimaFila a Cosenza e al Bar Ventimiglia dell’Università a Rende. Per motivi di maggiore sicurezza e prevenzione oltre al controllo del green pass e all’obbligo di mascherine, gli spazi dell’UNICAL aperti al pubblico (compresi i teatri) non saranno a capienza piena ma si applicheranno norme di distanziamento e riduzione degli ingressi; si consiglia pertanto di acquistare preferibilmente i biglietti nei punti in prevendita o online e di recarsi a Teatro in anticipo per evitare file e ritardi. La biglietteria del Piccolo Teatro UNICAL sarà aperta ogni giorno di repliche dalle 18.30 in poi.
Sinossi
Sono quattro le reincarnazioni di Ginius nel testo, che avvengono nell’arco di mille anni. L’anima rivive di ogni vita il momento che l’ha segnata attraverso le storie di personaggi che potrebbero essersi incrociati da qualche parte nel loro cammino, tanto quanto appartengono allo stesso corpo. Storie dolorose, drammatiche, che il linguaggio di Mazzotta restituisce allo spettatore con una leggerezza pop che le fa comprendere nel loro significato più umano e universale. La prima vita ricordata è quella di Za’ Popa, anziana signora di un villaggio calabrese dell’800, la cui esistenza fu segnata in giovane età, quando per uno scherzo innocente subì la morte del suo amico Ninuzzu, ritrovandosi vigliacca spettatrice del tragico evento. La seconda reincarnazione è quella di Nanni, venditore di scarpe, nella Roma degli anni ‘60. A causa della sua codardia, lascia che Nina, la ragazzina di cui è innamorato, venga ammazzata dal fratello di lei. L’anima di Ginius viene trascinata sempre di più nel tragico, si perde nel dolore di un atto vile e senza amore, con la terza reincarnazione, ambientata ai giorni nostri: Gianni, fratello maggiore di Nino, è rinchiuso in un istituto per malati di mente in una città del nord Italia e a causa dell’odio, che entrambi nutrono l’uno verso l’altro, arriva ad uccidere il proprio fratello.
L’ultima vita ricordata è quella da cui Ginius si è appena separato all’inizio dello spettacolo. Siamo alla fine del secondo millennio, all’interno di un ipotetico e distopico futuro. Nessuna religione è ammessa, nessuna forma di misticismo e nessun dio a tutela dell’essere umano. Ginius lavora per il governo a capo di un reparto militare. Sarà proprio in questa epoca votata alla razionalità che Ginius spezzerà il suo ciclo karmico immolandosi per salvare la vita di Nina, una sovversiva appena conosciuta e da lui stesso imprigionata. Un gesto sicuro e istintivo, quello di donare la sua vita per amore, grazie al quale la sua anima potrà finalmente riscattarsi.