0Al Teatro Sociale di Trento il 17 e il 18 maggio 2022
Questo intenso progetto porta in scena il bisogno costante dell’essere umano di amare ed essere amato, in tutte le forme in cui si può manifestare questo sentimento. Si tratta di uno spettacolo musicale e lirico dove il palco diventa un luogo in cui la nostalgia e la tristezza permettono di incontrare l’Amore, soprattutto dopo il lungo periodo di isolamento e mancanza di contatto vissuto durante la pandemia.
È lo stesso Delbono ad accompagnare lo spettatore come voce narrante in questa indagine sull’amore. Tante le poesie, le canzoni, le immagini: si parte dalle atmosfere malinconiche del Portogallo con il Fado, la musica popolare portoghese, attraverso la chitarra di Pedro Joia e la voce di Miguel Ramos, per poi proseguire questo viaggio emozionale a Capo Verde, in Brasile e nell’Angola con la musicista Aline Frazão. Delbono, vestito di un candido bianco, è seduto in fondo alla platea e ci fa viaggiare tra le parole di grandi poeti come Prévert, De Andrade, Rilke, Neruda.
Gli attori della compagnia (Dolly Albertin, Gianluca Ballar, Margherita Clemente, Pippo Delbono, Ilaria Distante, Aline Frazão, Mario Intruglio, Pedro Joia, Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Miguel Ramos, Pepe Robledo, Grazia Spinella) danzano, recitano poesie, si muovono sul palco e ci conducono in un sogno racchiuso tra i fondali rossi posti sul palco. Molto interessante il gioco di luci ricreato per i cambi scena, che, andando a modificare il colore delle pareti, ricreano tutte le sfumature dell’amore. Ma l’amore è descritto anche nella sua accezione più dolorosa come la perdita, l’assenza: a rappresentare tutto questo è un albero spoglio, l’unico elemento di scena, simbolo del dolore e della mancanza, un rimando ad un lutto che Delbono confessa nella seconda parte dello spettacolo. Quest’immagine è tratta dal film “Il Sacrificio” di Andreij Tarkovskij del 1986, in cui il protagonista racconta al figlio la storia di un monaco che decise di innaffiare ogni giorno un albero secco finché non spuntarono i primi fiori. Questo racconto ci riporta alla mente tutte le poesie che abbiamo letto nella nostra vita sull’amore, grande, immenso, maestoso, passionale o doloroso. Anche l’albero in scena fiorirà perché, esattamente come l’amore, richiede una cura costante.
Proprio come è accaduto al regista, questo sentimento è anche sinonimo di addio, e per raccontarlo la compagnia di Delbono ci trasporta in Messico, in una danza mascherata che riprende i toni festosi del Día de los muertos, in cui i messicani celebrano la morte e insieme la vita.
Per questo spettacolo Delbono ha deciso di ripartire proprio dalla vita, della quale ha sempre avuto la necessità di parlare: questa volta lo fa delicatamente, lasciandoci trasportare nella fantasia di questo eterno sentimento.
Sara Bellebuono