FESTA DI VENEZIA: COMMENTO AL CONCORSO

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VENEZIA, 26 LUG – Un record di 23 lungometraggi, segno della vitalità del cinema mondiale, anche nel mezzo degli ultimi spasimi della pandemia, compongono il Programma ufficiale della Mostra, presentato oggi in streaming dal Direttore Alberto Barbera. La presenza delle tre principali cinematografie, quella degli Stati Uniti, dell’Italia e della Francia, fanno da sfondo ai film più esotici del messicano Alejandro González Iñárritu, con l’atteso “Bardo, falsa crónica de unas cuantas verdades”, e quello dell’iraniano Jafar Panahi (in attesa di processo nel suo paese), con il suo quarto film clandestino “Khers Nist” (No bears).
Venezia, da sempre orientata al cinema d’autore, ha scelto cinque produzioni indipendenti americani: “Blonde” di Andrew Dominik dove la bionda del titolo è Marilyn Monroe interpretata dalla cubana Ana de Armas, della quale si parla già come grande concorrente della Coppa Volpi come migliore attrice. “The Whale” di Darren Aronofsky girato per motivi sanitari in un unico spazio chiuso. “White Noise” di Noah Baumbach sul best seller di Don DeLillo, con Adam Driver. “Tár” di Todd Field su una direttrice d’orchestra (Cate Blanchett) che si innamora dei suoi strumentisti, siano essi uomini o donne, e “The son” di Florian Zeller, una sorta di sequel del suo pluripremiato “The Father”, con Hugh Jackman e, Anthony Hopkins. Anche il nordamericano, unico documentario in concorso, “All the Beauty and the Bloodshed” di Laura Poitras sulla battaglia vittoriosa di Nan Goldin contro una famiglia che produce una medicina che ha causato milioni di vittime in tutto il mondo, ben nota per i suoi atti filantropici in beneficio di musei e pinacoteche e che per questo si credeva intoccabile. Dall’Italia arriva “Il signore delle formiche” sul caso Brabanti in cui un noto intellettuale fu ingiustamente accusato di plagio nella metà del secolo scorso. Il semiautobiografico “L’immensità” del poco prolifico Emanuele Crialese con Penélope Cruz nel ruolo di madre di due bambini negli anni Settanta. “Chiara” di Susanna Nicchiarelli sulla vita di Santa Chiara, oscurata da quello di lei coevo San Francesco, “Monica” di Andrea Pallaora con una straordinaria performance del transessuale Trace Lysette, e “Bones and All” di Luca Guadagnino su come una donna riesce a sopravvivere ai margini di società. Non meno ingombrante è la presenza francese, come “Athena” di Romain Gavras su una rivolta popolare. “Les miens” di e con Roschdy Zem, su una famiglia borghese magrebina. L’autobiografico “Les enfants des autres” di Rebecca Zlotowsky e “Saint Omer” di Alice Diop, rivisitando il mito di Medea attraverso un famoso caso giudiziario in Francia.
Di lingua spagnola oltre al monumentale “Bardo, falsa crónica de unas cuantas verdades” con cui in tre ore Alejandro González Iñárritu esplora la realtà sociale e politica del suo nativo Messico, ci sarà anche “Argentina 1985” con cui Santiago Mitre rievoca il famoso processo della sanguinaria giunta militare del suo paese. Dalla Gran Bretagna arriva il fantasmatico “The Eternal Doughter” di Joanna Hogg con Tilda Swinton. Dall’Irlanda “The Banshees of Inisherin” di Martin McDonagh con Colin Farrell e Brendan Gleeson su una faida tra due amici fraterni. E infine, spostandoci un po’ verso l’oriente, verranno presentati: il dramma familiare giapponese “Love Life” di Koji Fukada e in Iran, oltre al film di Panahi, “Shab, dakhel, Divar” (Oltre il muro) di Vahid Jalilvand.

 

Antonio Maria Castaldo

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