Intelligente guida dei genitori e non convenienza in “I maneggi per maritare una figlia”

Data:

 

Il Rinascimento non fu soltanto l’epoca della  Scienza, Arte ed abbellimento delle metropoli ma il preludio alle Riforme del pensiero con Cartesio e dello spettacolo con la fine del teatro di giro itinerante con il “Carro di Tespi “ e la nascita del teatro stabile con la struttura del “Globe Theater” creata a Londra, di cui abbiamo un modello a Villa Borghese con la direzione del Nobel musicista Pietro Piovani dopo l’indimenticabile Proietti, nonché il venir meno delle maschere discendenti dal teatro greco per dar luogo ai prototipi umani con le speculari riproduzioni dell’umane caratteristiche psicologiche. Il primo commediografo in tal senso fu Jean Baptiste Poquelin  detto Moliére che fondò per ordine di “Re Sole” ossia Luigi XIV la Commedia Francese nel XVII secolo , seguito ad uno di distanza dall’avvocato lagunare Carlo Goldoni che mai esercitò la professione, preferendo comporre su commissione per i grandi comici e protagonisti brillanti delle principali compagnie, tra cui la Medebach e quella del San Luca. In un anno ne scrisse ben sedici e, pescando oculatamente tra queste, l’autore moderno Nicolò Bacigalupo ne  ha evidenziato, enucleato , i concetti chiave di alcune, plasmandole ottimamente in un’argomentazione concettuale basata sulla borghesia, la famiglia con i rapporti al suo interno, il bisogno di sistemare i figli assicurando loro un avvenire e l’aspirazione alla crescita di livello sociale in una società aperta. Naturalmente per far questo bisognava avere le giuste conoscenze oppure acquisirle con le parentele e soprattutto la necessaria formazione pedagogica e culturale. Infatti il Settecento era il secolo dei “lumi” e Goldoni, insieme al Parini ne “il Giorno”, cercò di foggiarla con l’opportune indicazioni ed informazioni giornaliere sociali, che tra l’altro erano date dai giornali e gazzettini d’informazione. Dunque tra le altre vengono considerate queste :“Donne de casa soa”, “La putta oniorata”,” La famiglia dell’antiquario “ e La Locandiera” per trarne una trama che analizzi “in primis” il tenore sociale di un nucleo familiare di media condizione composto da Gigia e Stefano, impersonati stupendamente da Elisabetta Pozzi  e Tullio Solenghi che ha scelto la mimica facciale e la gestione posturale, il portamento del geniale ed indimenticabile attore della “Superba” del secolo scorso Gilberto Govi. In casa di Stefano e Gigia lei domina da gran signora sussiegosa e vezzosa, con vestiti da gran sera, eccentricità mondana e trattando dall’alto in basso il marito che trascura sia come attenzione all’abbigliamento, non cucendogli i bottoni della giacca e facendolo andare quasi con le pezze con alcune esilaranti battute di Solenghi, che quanto al rifornimento di vivande per la cucina dell’ignorante cameriera Cumba che ripete a pappagallo quanto le ordinano i padroni. Loro due non sono in agiatezze finanziarie e vorrebbero realizzare un matrimonio dorato per la figlia Matilde per cui la magione si riempie , quasi fossimo di nuovo nella trattoria di Mirandolina , di cavalieri che pretendono la mano della dolce e pudica Matilde che si promette con lusinghe e sentite parole prima al cugino Cesarino ingenuo, ma sincero nella sua semplicità, poi allorché arrivano i due sodali Pippo e Riccardo le sue premure si rivolgono verso il secondo che le consentirebbe un miglior tenore di vita e una crescita nella reputazione sociale per i suoi genitori. Peccato che Cesarino abbia la sorella Carlotta che è più dinamica, vivace , intraprendente e seducente di Matilde, dopoché il padre di lei Stefano ha incontrato il fratello Michele e si è sbilanciato sul possibile matrimonio dei fanciulli, scambiatisi qualche tenera parola un  tempo prima: la mamma Gigia bada soltanto all’ambizione civile e non al bene della figlia per cui ogni nobile aspirante di rango superiore è bene accetto, mentre a rappresentare l’ironia dell’autore ci pensa Stefano con una parlantina alla Govi veramente eccelsa, un notevole successo di rincarnazione per Solenghi, facendo notare che non sempre ciò che luccica è di gran valore, talora può  essere solo una maschera di facciata, mentre la perla preziosa ed il tesoro raro è nascosto nel campo. Inoltre l’amico Pippo crea sul conto di Riccardo una ridda di false voci, di menzogne ed illusioni per cui ne sorgono una serie di gag a ritmo scoppiettante, sequenze a sorpresa e colpi di scena, acuiti da una lettera del padre del giovane che al termine viene come nella “nea” o giovane commedia greca di Menandro a sciogliere l’intrigo che alla maniera d’una “pochade” s’era scatenato ed aggrovigliato su se stesso. Ne troviamo riflessi anche ne “I Menecmi” di Plauto e ne “I due Gemelli Veneziani” di Shakespeare, con una vera dissertazione pedissequa nel tempo che scorre sull’Amore dei giovani e qui la lezione che la sottigliezza filosofica del personaggio chiave di Stefano tira fuori è che i genitori con la loro ragione ed esperienza devono delucidare, aiutare e favorire, la purezza sentimentale e spontaneità di cuore dei giovani e non ostacolarla. Invece Gigia era preoccupata soltanto del fatto che il matrimonio della propria erede potesse servirle da scala d’elevazione di dignità e reputazione autocratica nel tessuto sociale della comunità della Lanterna, per cui insulta con volgari offese il signor Nunzio che era  venuto per conto dello zio di Matilde ad assumere notizie sul giovane sposo ed a portare in regalo una radio d’altra data e vecchio stile da tavolo , che alla fine emette una dolce e romantica canzone della Repubblica Marinara vincitrice alla Meloria nel 1284.Alla fine trionfano i puri e nobili sentimenti ed il cuore di ciascuno viene accontentato : questo è l’elemento più importante, il sale di tutta la vicenda, che insegna che non l’ipocrisia ed il tornaconto devono essere i metri di giudizio secondo i parametri di giudizio dei sofisti, ma la nobiltà ed il sincero sentire del cuore che fa palpitare la vita e la rende bella, unica ed irripetibile insieme alla mente raziocinante. Nonostante l’avversione empatica che suscita con il suo ruolo altezzoso e l’arrogante alterigia tutta femminile , Elisabetta Pozzi, che fa rivivere l’esemplare figura di Rina moglie di Govi, dimostra ancora una volta tutta la sua straordinaria bravura nel tenere concentrata l’attenzione del pubblico con la sua sua carica civettuola ed istrionica alternata alle eroine della tragedia classica greca, mentre le scene ed i costumi di stampo anni sessanta con le commedie in bianco e nero trasmesse in televisione sono di Davide Livermore, segnalando per il trucco e parrucco di Solenghi nei panni di Govi l’eccezionale arte trasformatrice di Bruna Calvaresi. Completano il cast dal ritmo inizialmente lento e poco incisivo, poi nel secondo tempo più veloce e serrato con un frenetico dimenarsi, sopravvenire e scontrarsi al limite fisico , dei personaggi,  gli altri membri dell’allestimento sarcastico ed istruttivo come lezione di corteggiamento e decisioni romantiche per la vita :Stefania  Pepe, Laura Repetto, Isabella Loi, Federico Pasquali, Pier Luigi Pasino, Riccardo Livermore  e Roberto Arlinghieri , nella veste anche di regista assistente e del messaggero Nunzio a cui s’addice l’adagio “Messagger non porta pena”. Lo spettacolo che è diretto con un profondo spessore psicologico e didascalico dal medesimo Solenghi sarà replicato al Quirino alias Gassman fino al 14 prossimo, poi dal 16 andrà in scena Neri Marcorè con “La Buona Novella “ di Fabrizio De André.

Giancarlo Lungarini

Seguici

11,409FansMi Piace

Condividi post:

spot_imgspot_img

I più letti

Potrebbero piacerti
Correlati

La vecchia “Carmen” dell’Arena di Verona

Verona, Arena, fino al 27 agosto 2016 Opera inaugurale del...

Gli artisti del Clondike

In terra aspra e selvaggia gli uomini andavano in...