“Accabadora”: il romanzo di Michela Murgia diventa spettacolo e colpisce con forza nel segno

Data:

Trieste, Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Sala Bartoli. Dal 19 al 24 febbraio 2019

Dall’incontro tra una scrittrice, una regista, una drammaturga e un’attrice nasce uno spettacolo dotato di una carica emozionale che da potenza si fa atto deflagrante.

L’esplosione brutale e catartica si realizza poco a poco, in un crescendo quasi impercettibile fino all’ultimo, segnato da stazioni rituali in cui Anna Della Rosa, sola in scena, sveste pezzo per pezzo i panni della “cittadina” Maria Listru, appena giunta da Torino, per assumere su di sé i tratti caratteristici di “Tzia” Bonaria Urria, la donna che la accolse, bimba di sei anni “abortita” dalla madre che ne aveva già altre tre, di figlie.

La piccola diviene per lei figlia d’anima, adottata come si usa nelle dure civiltà arcaiche che tanto prendono, ma altrettanto sanno dare con un’umanità tagliata con l’accetta e di cui abbiamo perso memoria.

Un mondo denso appare per gradi e sembra di assistere a uno scavo, lento e inesorabile, verso un centro archetipico nascosto in ognuno di noi, tuttora vivo e vitale, spesso dormiente.

È spazio femminile, luogo in cui le donne sono sacerdotesse e con un ruolo riconosciuto da tutti sovrintendono a ogni fase fondamentale della vita e della morte, dalla nascita alla tomba.

Bonaria è un’ ”accabadora”, colei che “finisce”.

Tutti in paese lo sanno, ma non Maria, che vive con lei senza comprendere il senso degli sguardi e dei silenzi della gente del paese quando le vedono passare, né le assenze improvvise della donna nel cuore della notte.

L’improvvisa rivelazione la coglie impreparata e la sconvolge al punto da doversi allontanare, tagliare i ponti mettendo molto mare fra loro, pur mantenendo inconsapevolmente, in qualche modo, un flebile legame: la Sardegna era stato per un periodo parte del Regno di Savoia, di cui Torino era capitale.

Chiamata da una delle sorelle maggiori, ritorna a casa: Bonaria è giunta alla fine della sua esistenza e Maria si precipita.

Il monologo cui il pubblico assiste rappresenta il lento riavvicinarsi della giovane alla donna che, adottandola, le aveva salvato la vita interiore permettendole di crescere serena, di sentirsi amata e accettata.

Ed è così che il motivo scatenante la separazione progressivamente scompare, sostituito da una comprensione sempre più vera, profonda e, alla fine, all’identificazione.

I ritmi e le parvenze formali, tipiche della moderna società industrializzata si perdono, rimpiazzate dalla sostanza netta che pervade tutto: il tono della voce, gli accenti, l’andatura, l’abbigliamento.

I colori si perdono in un nero totale, per “coprire il dolore, non per mostrarlo”.

Possiamo lasciare veramente andare chi è stato per noi fondante e significativo soltanto accettando interiormente la sua essenza, arrendendoci con sincerità e accogliendo ciò che tiene unita la sua storia passata con il nostro futuro.

Confondere i ruoli, diventare “madri” delle nostre madri permette di diventare figlie di noi stesse.

Di mamma ce n’è una sola? Dipende.

Essere, o sentirsi, rifiutate dalla propria genitrice biologica può a volte risultare una fortuna inaspettata, quando si viene affidate alla donna che ha scelto con tutta se stessa di essere, solo e soltanto per noi, madre di fatto.

Paola Pini

Trieste, Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
Sala Bartoli
Dal 19 al 24 febbraio 2019
Accabadora
Dal romanzo di Michela Murgia (Giulio Einaudi Editore)
Drammaturgia di Carlotta Corradi
Regia di Veronica Cruciani
Con Anna Della Rosa
Scene di Antonio Belardi
Costumi di Veronica Cruciani e Anna Coluccia
Luci di Gianni Staropoli
Suono di Hubert Westkemper
Musiche di John Cascone
Video di Lorenzo Letizia
Assistente alle luci: Raffaella Vitiello
Assistente alla regia: Mario Scandale
Produzione e comunicazione: Giorgio Andriani/Antonino Pirillo
Produzione: Compagnia Veronica Cruciani, Teatro Donizetti di Bergamo, TPE-Teatro Piemonte Europa, CrAnPi
Con il contributo di Regione Lazio – Direzione Regionale Cultura e Politiche Giovanili – Area Spettacolo dal Vivo

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